di Gat
METTIAMOCI NEI PANNI DI IVAN, UN COMICO. NON IMPORTA SE LO FACCIA A TEMPO PIENO O COME SECONDA ATTIVITÀ, SE SIA UN MONOLOGHISTA O SE ABBIA DEI PERSONAGGI E DEI TORMENTONI FORTI. PROVIAMO A CAPIRE COME VERRÀ INTRAPPOLATO IN UNO STATO COSTANTE DI ANSIA.
1) IL PRIMO PROVINO – Ivan è con 30/40 comici in un teatro vuoto, di fronte a lui ci sono uno o più autori e il direttore artistico di Zelig. Farà un pezzo di 4 minuti. Difficile giudicare un artista da così poco, è come valutare Barcellona vedendo solo una ramblas, però se il responso sarà positivo, verrà convocato… per la trasmissione? No, per il laboratorio Zelig.
2) IL LABORATORIO – Il posto è a 100 chilometri da casa di Ivan. Convocazione alle 17, prove e, se tutto va bene, esibizione la sera davanti al pubblico. Ogni mercoledì per 10/12 settimane: un impegno fisico e creativo che è gratuito e molto faticoso.
L’ansia inizia con le convocazioni. Ogni settimana, se nessuno si fa vivo, iniziano le paranoie: «perché non sono stato chiamato? Ho sbagliato qualcosa? Mi stanno facendo fuori?». Ivan aspetta che una mail o una telefonata lo liberino dallo stato di tensione.
Inoltre il lavoro potrebbe essere frustrante: difficile conoscere bene un artista vedendolo 5 minuti ogni tanto. I comici sono tanti, quindi nessuno fa un lavoro accurato sul singolo. È una catena di montaggio: qualche opinione per ogni comico, e via. Ivan può essere disorientato, messo in grave difficoltà, costretto a riscrivere ogni cosa pur essendo in disaccordo con le indicazioni dell’autore, che ora è l’unico tramite verso il grande sogno.
3) CONVOCAZIONE PROVINI – Ivan ha stretto i denti e completa il laboratorio. Ora ci sono i provini per Zelig Off. L’attesa è totale, la tensione pure.
Il meccanismo delle convocazioni è a Macchia di Leopardo: non tutti quelli del gruppo fisso del laboratorio verranno chiamati, che non tutti verranno chiamati nello stesso giorno, che alcuni dei più bravi, inspiegabilmente, non verranno convocati. Inoltre molti accederanno ai provini senza aver fatto alcun laboratorio.
Ivan viene a sapere di suoi colleghi che sono stati già chiamati, ma la sua mail e il suo cellulare tacciono. La tensione aumenta, finché non si scioglie quando arriva la benedetta convocazione.
4) PROVINI ZELIG OFF – è una serata terribile, con una trentina di comici in scaletta. Ivan è il 25esimo, sa già che uscirà con un pubblico già stanco che avrà poca voglia di ridere. E se ci sono poche risate un pezzo comico perde molto.
Gli occhi vanno ai capi, quelli che possono decidere della sua vita, della sua fortuna, del suo futuro. Ogni tanto escono, parlano al cellulare, si distraggono. Sarebbe tremendo se, quando salirà sul palco, loro saranno distratti e non lo vedranno, annullando di fatto mesi e mesi di sacrifici.
Ma il pezzo va bene, i capi sono lì a vederlo, c’è ancora speranza.
5) LABORATORIO ZELIG OFF – Dopo un’attesa snervante: paura di aver fallito, di dover ripetere tutto da capo, l’aver saputo che altri sono già stati convocati (notare la ripetizione ciclica di queste tensioni), Ivan viene scelto per il laboratorio di Zelig Off, in cui ci sarà il nucleo di comici che faranno la trasmissione di seconda serata, che non cambia la vita a nessuno, ma che può portare a Zelig in prima serata che, forse, cambia la vita.
Anche qui Ivan viene chiamato una volta sì e una no, alternando attese logoranti a serate di laboratorio cariche della paura di sbagliare. Vorrebbe capire le intenzioni di una direzione artistica che appare lontana e indecifrabile, ma è impossibile.
6) ZELIG OFF – Ivan è scarico, stanco come un maratoneta a fine corsa. I tempi di registrazione di Zelig Off si avvicinano e lui non ha saputo ancora nulla. Si sa tutto all’ultimo istante, spesso si dimenticano anche di dire a uno che è stato scelto (è successo al povero Marino Guidi e a tanti altri). Oppure a volte ti dicono che sei stato preso e poi all’ultimo momento ti escludono. Non c’è il diritto di sapere, questo Ivan l’ha capito bene da un pezzo.
Finalmente arriva la convocazione per Zelig Off, per la seconda puntata. Come mai? Perché non partire dalla prima? Che senso ha?
Attraverso i soliti meccanismi in cui speranza, delusione e ansia si alternano, Ivan riesce a fare quattro puntate, la 2°, la 4°, la 6° e l’8°. Si viene chiamati al giovedì per registrare il lunedì e il martedì, l’attesa (come al solito) è quasi insopportabile.
4 puntate in modo sparso impediscono che il pubblico si affezioni, e anche che si possa proporre un discorso artistico coerente. Sembra che gli diano un assaggino tenendolo comunque affamato, anzi facendo crescere la sua fame a dismisura.
Intanto Ivan, che è in ballo da mesi e mesi, ha già rinunciato ad altre opportunità professionali. Zelig è la sua ossessione.
7) DOPO ZELIG OFF – Ivan riceve messaggi di congratulazioni, molti l’hanno visto in tv, ma non ha migliorato la sua popolarità, nessuno l’ha chiamato per fare una serata, una convention, un festa di compleanno. È chiaro che è zelig in prima serata a far fare il boom. Ci sono comici che hanno fatto tutte le puntate di Zelig Off e lui, con le sue misere quattro, si sente meno di una riserva. Però una persona vicina alla direzione artistica gli dice che è piaciuto, che forse una chance C’è. È ciò che voleva sentirsi dire e quella speranza lo salva dalla depressione.
8.) ANCORA UN LABORATORIO – Ivan sa che c’è un laboratorio gestito da un autore che stima. Pensa che se non ha ottenuto il meglio ci siano delle responsabilità dell’autore che l’ha seguito fin qui. Così decide di frequentare quel laboratorio, non rendendosi conto di essere tornato al punto di partenza. Il posto è a 300 chilometri da casa, ma l’autore è così gentile e disponibile…
9) ATTESA INFINITA – Ivan consuma il suo tempo tra l’ennesimo laboratorio (è il terzo in 8 mesi) e la speranza sempre più debole di fare almeno un paio di puntate in prima serata, davanti a 7 milioni di spettatori, forse più. C’è qualcuno in trasmissione che gli sbarra la strada, che fa un pezzo simile al suo, ma se gli dovesse andare male potrebbe subentrargli… Ogni tanto gli arrivano segnali incoraggianti e questo succede fino alla fine. La vita è diventata un saliscendi emotivo.
10) CHE FARE? – Zelig in prima serata è finito. È primavera. Ivan frequenta un laboratorio Zelig estivo. Vuole provare qualcosa di nuovo, ma non gli va tanto bene. È indeciso su cosa fare, se insistere sul pezzo vecchio oppure se fare altro. Quando ha iniziato era pieno di certezze, si divertiva, adesso è diventato tutto molto pesante. L’autostima è crollata. Intanto completa il quarto laboratorio Zelig in meno di un anno.
11) SI RICOMINCIA DA CAPO – Ricominciano i due laboratori (assieme a tanti altri), quello a 100 km e quello a 300 km da casa. Potrebbe andarci senza fare il provino iniziale, anche se la prospettiva di passare un altro anno come quello trascorso è atroce. Ma è stato in vacanza, si è ricaricato.
È mercoledì, Ivan prepara le sue cose per essere puntuale alle 17. Il pezzo è memorizzato. Piacerà? È televisivo? Lo porterà al successo? La strada è lunga, infinita, ma bisogna percorrerla…
COMMENTO FINALE – Ora dico io: ma che cazzo di vita è? (scusate la parolaccia) Ivan Zeligovic, assieme a tanti altri, è entrato in un meccanismo da cui non si esce più, che potrebbe andare avanti per 6, 7, 8, 9 anni (è successo, sta succedendo).
era ora che qualcuno scoperchiasse questa fogna!
Speriamo di farlo bene 😉
Redazione
Vorrei porre una domanda in modo sarcastico ad Al….
Ma nella fogna non è designata a far entrare le merde?
Ehi, ehi, Melady (ma che strano nick…) andiamoci piano, il “grande moderatore” sente e vede tutto, anche se non interviene, potrebbe farlo in futuro…
Forse hai ragione ” Grande Moderatore “….ma usare il plurale cacche non aveva lo stesso effetto, un eccesso di zelo cercando un tempo comico. credo si dica così, terrò presente per la prossima volta. chiedo venia.
Forse hai ragione ” Grande Moderatore “….ma usare il plurale cacche non aveva lo stesso effetto, un eccesso di zelo cercando un tempo comico. credo si dica così, terrò presente per la prossima volta. chiedo venia.
In quanto al Nickname, può esser letto in diversi modi.
L’è minga un palcoscenico che si cercano i tempi comici 😉
G M