I documenti segreti…
30 LugSiamo riusciti a procurarci una copia del documento segreto appeso, per errore, al posto della locandina ufficiale su un muro per affissioni. Questo imbarazzante file sembra dare ragione a coloro che sostengono che Zelig e Colorado siano una stessa entità assemblata per dominare il mercato. Infatti il significato è chiaro: direttamente da Zelig, Baz (cioè Marco Bazzoni che ufficialmente è un comico di Colorado).
Dalle parti interessate sono giunte delle secche smentite. “Voci prive di fondamento” ha dichiarato il Segretario di Stato di Area Zelig; “Probabilmente si tratta di un fotomontaggio, di un dirty job by photoshop” ha chiosato l’ambasciatore di Colorado presso Mediaset. “Ta ta ta pubblicità” ha concluso Baz.
Disponiamo di una foto dell’originale, su carta intestata del Pentagono di viale Monza 140 e sappiamo quanto sia difficile riprodurre un documento simile. Sappiamo inoltre che l’attuale Colorado Lab di Varese un anno fa era un laboratorio Zelig (con lo stesso autore attuale).
Molti sostengono che i file segreti siano alcune migliaia in cui pare si leggano anche cose tipo: “Serata di cabaret con ospite Raul Cremona, direttamente da Colorado, la trasmissione in onda su Rai 1…”.
I racconti di Zelig (vitelloni sulla Martesana)
22 LugDovevamo pubblicare un bel racconto su viale Monza 140 agli albori, con Paolo Rossi, Bebo Storti, Aldo Giovanni e Giacomo, Forest, eccetera, prima che arrivassero “I dittatori dell’agenzia libera di Bananas”, ma l’autore ha avuto un blocco dello scrittore e si è fermato a metà. Così ripieghiamo su un “fondo di magazzino” che però un minimo di interesse ce l’ha: serve a capire quali siano le tecniche di seduzione del maschio Zelig. Prendete nota e poi applicatele in vacanza, sulle spiagge italiane…
Una sera vado a Zelig con un gruppetto di amici solo per vedermi lo spettacolo e bermi una birra (che non è neanche buonissima).
Alla fine dello spettacolo sono lì in giro che recupero la compagnia per caricarla in macchina e vedo che uno zelig man ha agganciato una mia amica e la sta tampinando. Manca solo lei, siamo pronti a partire, che è parecchio tardi.
“Sono uno importante qua… ti do il mio numero di telefono…” (sento che bisbiglia).
Mi avvicino e lo zelighista mi urla di stare alla larga, aggressivo. Ci rimango così… muovo qualche passo e il tipo mi ringhia ancora di stare lontano.
Rimango basito: questo qua vuole tampinare la ragazza, ma si vergogna di quello che dice, quindi non vuole che ci siano testimoni, quindi dovrei girare al largo.
“A’ brutto insicuro” penso (uso una parola più pesante, più francese).
La cosa va avanti ancora, con lui che mi urla di non avvicinarmi. Se non dovessi svegliarmi presto domattina la butterei sul ridere. Invece sono furioso e ho voglia di prenderlo a calci per la sua stupidità arrogante: non posso avvicinarmi alla mia amica, perché il tipo deve fare il suo tentativo di seduzione e non si sente a suo agio se qualcun altro ascolta quello che dice.
Altro tentativo di avvicinamento, altro ringhio.
Dopo un po’ parte un vaffa a mezza voce, entro sul goffo tacchinaggio e la cosa finisce lì, mentre lo zelig man mi lancia uno sguardo da psicopatico, tipo “questa me la paghi”. Potrebbe anche esserlo, psicopatico, meglio non provocarlo.
Chiedo scusa alla mia amica, le spiego che l’ambiente è un po’ così, anche se non riesco a spiegarlo bene. Parlo male del tipo, lo copro di parolacce, lei concorda sugli insulti.
E ce ne andiamo assieme agli altri amici via da viale Monza 140.
Parsifal
21 Lug
Chiara è la luce
Che illumina il palco
Questa platea è tua…
Nato simpatico, clown nell’anima
non sai la strizza cos’è.
Quei produttori simili a Dei
Chi diavolo sono, però:
non paura nasce dentro.
Carico a mille, tu vuoi arrivare
dove un lavoro part-time non c’è:
hai capito la tua vocazione,
la tua vocazione, nella tv che avrai
re della prima serata sarai,
impegnati, impegnati, impegnati, impegnati…
Parleranno a te, delle tele promozioni, dello share.
Un po’ di gnocca, nei dopo serata vedrai.
In un grande sogno a colori,
il tuo successo in figlio di buona donna ti trasformerà
e un dubbio ti assalirà…
L’incantata età, della tua vera vocazione
non è applauso o risata, ma dolce verità.
Nella tua casa al mare,
i copioni, le battute, al caminetto hai regalato già,
famoso e ricco non diventerai
qui si ferma il tuo provino…
(Lunga suite finale in stile italian progressive anni ’70)
I racconti di Zelig (appendice 3)
19 LugUn altro racconto delle spumeggianti serate in viale Monza 140 spedito da un lettore. Qui abbamo preferito tenere le tante parolacce perché erano necessarie. L’episodio, così breve, è molto interessante e rappresenta magnificamente il cinismo con cui si trattano le persone laggiù, nel regno dell’allegria.
Esco fuori a fumare una sigaretta, nel cortile davanti al tempio del cabaret, viale Monza 140.
Mi infilo in un gruppetto di gente. C’è uno che sta parlando, si vede dal modo di fare che sta per dire qualcosa di molto, molto divertente.
Ma sì, ascoltiamolo, facciamoci due risate.
“Sono arrivati questi tre, un trio comico, dalla Sicilia…”
Chissà che aneddoto penso io.
“… c’avete presente? Tutti mezzi spauriti, mezzi stravolti, stanchi!”
Non fa ridere, penso sempre io, ma siamo all’inizio.
“…Mi fanno: avevamo un appuntamento con Giancarlo Bozzo (direttore artistico di Zelig NDT). E io: qua non c’è nessun Giancarlo Bozzo…”
Olè, siamo allo scherzo tipo Amici Miei, ai ceffoni sul binario!
“Oh, ci rimangono di merda, io dico ad alta voce: ci sono altre vittime di Giancarlo Bozzo, il truffatore! Vado avanti ancora, poi gli spiego che era uno scherzo, ma loro, giuro, sono rimasti stravolti tutta la serata, sti tre coglioni!”
Nessuna risata grassa, qualcuna finta, io tiro 5 boccate di sigaretta di seguito per non sputare per terra.
Torno dentro, penso a questi 3 che si sono fatti un viaggio lunghissimo, che hanno speso qualche centinaio di euro, probabilmente per non ottenere risultati e poi vengono anche presi per il culo.
Cornuti e mazziati, qui in viale Monza 140
I racconti di Zelig (appendice 2)
15 LugProsegue l’invio di “racconti apocrifi” sulle belle serate in viale Monza 140 da parte dei lettori. Questo è breve ma interessante: l’amico con cui hai condiviso tante cose che, a contatto con l’aria che si respira là dentro, diventa acido, maleducato, poco rispettoso, e chi più ne ha più ne metta…
Cammino lungo il corridoio del tempio del cabaret, in viale monza 140.
Qualche giorno prima avevo chiamato per avere un paio di entrate al laboratorio, avevo anche premesso che non mi facevo illusioni televisive, che avevo voglia di salire su quel palcoscenico e basta.
Apro la porta tagliafuoco del camerino, alcuni che non conosco mi guardano e mi sorridono, un sorriso incerto con una luce negli occhi tipo chiedersi chi fosse costui. Essendo una persona educata saluto e mi metto in un angolo, in attesa
Questo camerino dove sono passati tanti pezzi da 90 della comicità non è più lo stesso: una soppalcatura, spazio per mettersi i microfoni, monitor, stampanti … accidenti come cambiano le cose.
Arrivano tutti e anche i presentatori con i loro autori personali. Saluto il tipo che con me è sempre gentilissimo ed educato, saluto una lei che conosco, il sorriso è di circostanza, gli occhi sono altrove.
In fin dei conti sono qui per fare il comico sul pubblico, non devo essere simpatico a nessuno dietro le quinte.
Arriva un pezzo da 90 dei comici, uno che di palchi ne ha vissuti tanti. Mi saluta e si ferma 1 minuto a parlare con me. Gli occhi dei presenti, vedendo la confidenza e la solarità di quel minuto, cambiano luce nei miei confronti. Me lo fa notare anche il mio amico/pezzo da 90: è una cosa buffa.
Poi arriva uno degli autori responsabili del laboratorio. Sorrido nel vederlo: ci conosciamo da anni, abbiamo condiviso tante cose serate, concorsi, e anche speranze e anche confidenze.
Lo saluto cordialmente e lui mi rispose con un “Ciao” inespressivo, tirando dritto per la sua strada.
Fa la scaletta e quando arriva al mio nome, mi chiede quale sia il mio pezzo e poi aggiunge: “Ogni tanto ci riprovi a far parte della televisione!” Il tono è sarcastico, offensivo, ad alta voce perché sentano tutti… non sembra neanche lui (per come lo conosco).
Dopo qualche minuto mi si avvicina il pezzo da 90 che avendo capito la maleducazione del tipo (ex persona con cui ero in confidenza, ora diventato str… come per magia), mi dice sottovoce: ”Cerca di capirlo, tentava di fare il simpatico.”
Questo accade in viale Monza 140.
I racconti di Zelig (appendice)
14 LugIl lungo racconto diviso in 6 parti su una tipica (e un po’ lugubre) serata passata in viale Monza è stato molto apprezzato. In un periodo estivo ha totalizzato più di 400 contatti (tantissimi) e ha mosso la memoria di molti. Ognuno è andato alla tristezza delle sue serate da quelle parti e ci sono addirittura arrivati altri racconti. Erano scritti in modo un po’ emotivo, ma alla fine è l’emotività a dominare da quelle parti. Questo che pubblichiamo è molto interessante perché mostra le piccole irregolartità, le piccole prepotenze, le piccole umiliazioni cui devi adeguarti se vuoi stare là, tra gli dèi del cabaret.
UNA SERATA IN VIALE MONZA (COME SEMPRE…)
È domenica, chiedo al mio collega se questa sera mi accompagna: ci sono dei miei amici di Ravenna che si esibiscono al Laboratorio Zelig. Lo convinco e alle 20 sono a casa sua per partire per Milano, viale Monza 140. In auto mi confida che non ha nulla di nuovo e che per andare là domenica bisogna prima chiamare “Gianca”. Gli ribadisco che sarebbe stata una serata di relax, una birra, quattro chiacchiere, a mezzanotte a casa.
Arriviamo a Zelig per le 20.30, entriamo in quelli che sono i camerini. Nello stanzino ci sono due autori. Ci chiedono se vogliamo salire sul palco. Io e il mio collega ribadiamo ai due “portinai” che siamo in visita di cortesia. Ma uno dei due mi dice che non importa e che ci avrebbe segnati lo stesso. Alla fine fa quello che più gli pare e ci mette in scaletta: io il primo e il mio collega come secondo.
Nel frattempo arrivano molti altri comici tra i quali gli amici attesi. Vedendo il numero di “risorse umane” chiedo che ci cancellino dalla scaletta. Mi fanno capire di non preoccuparmi.
Passa qualche minuto e arriva LUI l’autore con la responsabilità del laboratorio, guarda la scaletta dicendo che non sarebbe stata possibile una mia esibizione. Senza staccare gli occhi dal foglio di carta e facendosi sentire da tutti dice: ”Ci sono delle regole ben precise, per accedere al laboratorio della domenica, bisogna prima chiamare Gianca e poi se lui dice sì, si può salire sul palco. Capito?” E pronuncia il mio nome ad alta voce in modo che sentano tutti, senza muovere gli occhi dal sottile pezzo di cellulosa. Poi si rivolge all’amico che mi accompagna e dice: “tu avrai due interventi da 5 minuti.”
Mi si ferma il sangue per un decimo di secondo e quasi sbotto, ma mi trattengo. L’autore finisce di fare la scaletta, la serata inizia e lascio che il mio amico faccia due interventi.
Mi avvicina all’autore e cortesemente gli dico che avevo bisogno di spiegazioni. Lui con l’aria incredula, che qualcuno potesse proferir con lui in quel modo, mi dice che lo avrebbe fatto. Tenendolo per un braccio lo prego di sedersi: le spiegazioni le voglio in questo preciso istante.
Gli dico come si era svolta la serata, che mi avevano chiesto i suoi “portinai” se volevo salire sul palco e che mi avevano voluto segnare loro, nonostante avessi chiesto di cancellarmi. Gli faccio notare che il suo modo di sottolineare che ci fossero delle regole, aggiungendo il “capito” e menzionandomi sul finale senza sapere come fossero in realtà le cose, lo avevo trovato offensivo.
La sua risposta è: “ Tutto torna in fondo! Tu non volevi salire, noi non ti abbiamo fatto salire perché non hai telefonato. Perché prendersela tanto?” e con aria da sommo sacerdote aggiunge “che in quel Laboratorio non si fanno favoritismi a nessuno”.
Gli faccio capire di non pigliarmi per il culo, che anche il mio collega non aveva chiamato nessuno, eppure due spazi da 5 minuti glieli aveva dati.
Questo in Viale Monza 140…
I racconti di Zelig 6
13 Lug
Mentre calano le prime ombre della sera, si chiude il sipario sull’allegra lettura da obrellone…