Katia e Valeria vengono intervistate sull’ultimo numero di Diva e Donna, settimanale femminile – Cairo Editore (pag 142), e perdono qualche buona occasione per osservare il “silenzio stampa”. La prima perla la regala Katia:
“Le donne che fanno i provini per Zelig sono tante, ma poche quelle che alla fine reggono quel palcoscenico. Non è facile esibirsi all’Arcimboldi, davanti a 2.500 persone…”
Ci sarebbe da obiettare che non è vero che le donne fanno provini, in realtà passano attraverso anni e anni di laboratorio. Inoltre siamo sicuri che le scelte femminili siano basate sulla capacità di reggere il palco? Dov’è questa presunta meritocrazia? Teresa Mannino è la migliore monologhista sulla piazza, per esempio? (e la miglior conduttrice possibile per Zelig Off?).
Facciamo anche l’esempio di Geppi Cucciari, che ha retto quel palco per anni davanti a migliaia di persone, in modo brillante. Adesso però mostra gravi lacune nella conduzione, nei tempi, nell’improvvisazione (vedi G’Day su La7). Insomma, la meritocrazia non sembra così vincolante.
Inoltre non risulta che Katia e Valeria siano poi così padrone del palco live. L’unica volta che le ho viste in uno spettacolo da sole risale a qualche anno fa in un teatro del centrosud: un’esibizione veloce, svogliata, con qualche risatina e basta: 32 minuti per 2.000 euro di cachet. Certo, magari sono migliorate, nel frattempo, ma fabbricare pezzi che funzionano in tv non ti rende automaticamente degna del palco.
Ora passiamo alla perla di Valeria:
“Noi lavoriamo con un autore…, bravissimo, ma a volte basta anche solo guardare la tv e copiare, senza spremersi nemmeno troppo le meningi”.
Ecco, magari per fare i comici non è necessario spremersi troppo, ma per rilasciare dichiarazioni le meningi bisognerebbe spremerle un po’ di più.
Roberto Gavelli Amministratore di Ananas Blog (è un lavoro pulito, ma qualcuno lo deve fare)
Sincera??? A me non piacciono assolutamente e ritengo presuntuoso ciò che hanno dichiarato! Di donne cabarettiste brave ed intelligenti, brillanti e veramente comiche ne ho viste diverse, ma, purtroppo, non nei palchi di zelig… Ogni tanto, qualcuna ha provato, ma, poi,ribaltata da situazioni poco chiare e stressanti, avrà ben pensato di rinunciarci!!!
E sarebbero loro due a meritare il palco di zelig??? Io lo trovo SCANDALOSO!!! Perchè a me… non fanno ridere per niente!!!
>Sincera??? A me non piacciono assolutamente
Oggettivamente; Katia e Valeria hanno la loro simpatia, forse hanno fatto più tv che gavetta
se l’autore è così bravissimo… perchè a me quando fanno la parodia di uomini e Donne non strappano nemmeno un sorriso?
“cosi’ bravissimo”? Che italiano e’!?
refuso A. refuso… se è “bravissimo” come intendono…
>“Noi lavoriamo con un autore…, bravissimo, ma a volte basta anche solo guardare la tv e copiare, senza spremersi nemmeno troppo le meningi”.
Dov’è che la sparerebbero grossa di grazia?
se una coppia fa parodia televisiva, vedi Uomini e Donne, il ‘copiare’ in questo caso è sinonimo di ‘osservare la realtà televisiva così com’è’ e riproporla, come dire che la Cortellesi ‘copia’ la Santanchè, o Fiorello La Russa. Scambiare una sintesi volutamente forzata per una vocazione al plagio è una libertà che ti prendi tu, per creare artatamente un titolo sul tuo blog.
Le parti che riproponi dell’intervista, virgolettandole, non contengono alcun connessione con la voglia di scoop che evidenzi. Dici ironicamente che sono delle perle, forse rivendicando implicitamente il diritto a profondere tu perle su perle, sfruttando l’ennesima occasione per fare un altro scontatissimo atto d’immodestia.
Se passi per lecito che una “comica ” usi la parola “COPIARE” invece che prendere spunto per fare dell’ironia su qualcosa che tutti conoscono, e quindi raggiungere più facilmente un risultato.
Passi per lecito il “baciamano” di Berlusconi a Gheddafi?
>Le parti che riproponi dell’intervista, virgolettandole, non contengono alcun connessione con la voglia di scoop che evidenzi.
Pippo, partiamo dalle basi: l’intervista aveva suscitato dei commenti sarcastici/indignati su fb e lì l’ho scoperta.
L’esaltazione della meritocrazia e delle capacità che il palco dell’Arcimboldi richiede è il punto dolente (a meno che non si creda alla favoletta della meritocrazia zelighiana, ma se sei adulto non penso tu ci creda).
L’affermazione che non bisogna spremersi troppo le meningi sembra un momento di verità che contrasta con l’affermazione 1 in cui sembra che per stare su quel palco bisogna essere come dei super professionisti.
Inoltre per reggere l’urto dei 2.500 degli Arcimboldi non è detto che devi essere un professionista: è un pubblico attento, partecipe, numeroso, in un luogo dall’acustica perfetta, senza vuoti tra il pubblico, eccetera. E’ più facile far ridere che non prendere una risata.
L’A
Sintetizzando la tua ‘perla’, dici che agli Arcimboldi è più facile far ridere che non prendere una risata.
Pensiero di una tracotanza evidente. Ci sono andato un po’, ed ho visto ‘toppare’ o ‘non prendere una risata ogni tanto’ persino mostri sacri, da Cochi e Renato ad Abatantuono. Ma come ti viene in mente? Ma in che mondo vivi? Ma che scemenza è?!
>Sintetizzando la tua ‘perla’, dici che agli Arcimboldi è più facile far ridere che non prendere una risata.
Pippo, confermo. Facciamo un gioco, Arcimboldi versus:
Ristorante con spettacolo dopo cena, acustica pessima, metà dei tavoli che si fanno gli affari loro.
Serata di piazza, pubblico distratto, bambini che fanno casino.
Locale pieno meno della metà (diciamo 40 persone su 100 posti)
Birreria.
Convention cui devi adattare il tuo repertorio al tipo di azienda (o scrivere materiale ex novo)
Spettacolo al Festival dell’Unità, col rumore del liscio (palco centrale) e con quello della tombola (due stand più in là) che ti impediscono quasi di lavorare
Registrazione tv con un pubblico di 40 persone (non si sentono le risate, situazione deprimente, eccetera)
In quali casi è più difficile far ridere?
Seguono altri 250 esempi che non ho voglia di scrivere…
L’A
E’ sempre più interessante il vostro blog. Inutile chiedervi di imparare a scrivere a dovumentarvi seriamente a leggere meglio anche tra le righe inutile fare tutto questo siete l’inutilità dell’essere ma siete interessanti proprio per questo.
Andare a lavorare in fabbrica queste due, farebbero un piacere alla comicità.