La guerra tra professionismo e dopolavorismo

14 Apr

Nei commenti del blog emerge spesso la polemica tra chi fa l’attore a tempo pieno e chi si dedica a questa attività part-time. Si tratta di un tema importante. Ovviamente la crisi porta chi ha un lavoro vero a tenerselo ben stretto e questo è comprensibile. Chi fa l’artista a tempo pieno vede questo come una forma di “concorrenza sleale”.

Solo guardando Facebook ci si rende conto di quanto sia dispendioso il lavoro gratuito cui si sottopongono i comici: laboratori, laboratori finalizzati a preparare i pezzi da portare agli altri laboratori, Ridi’n’ Blu che diventa Ridi’n’ Bergamo che (forse) ti fa andare da Milano a Bergamo gratis per tutta la stagione.

Ritengo che la vera guerra non sia quella delle polemiche tra comici, ma tra gli interessi generali e quelli di chi comanda, che ha tutti i vantaggi dal trasformare la professionalità in un dopolavoro. Teniamo presente che ogni anno vengono buttati nel calderone almeno 50/60 comici nuovi e una decina di autori. Vediamo quali vantaggi hanno i “capi” a far trionfare il non professionismo:

a) allargare il numero dei comici, in modo da abbassare il livello dei loro diritti (possibilità di sfruttamento selvaggio, di far loro qualsiasi carognata rimanendo impuniti).

b) ottenere una produzione in eccesso, tra cui poter scegliere quello che serve.

c) abbassare la qualità media, in modo che non emerga nessuna mente creativa, nessun format alternativo, nessuna concorrenza. Rimanere leader, pur nella totale mediocrità.

d) avere una corte di decine, di centinaia di persone che pendono dalle tue labbra, che ti “filano” che vengono a cercarti mentre, in condizioni normali, non si sognerebbero mai di farlo.

Occorre precisare che un comico a tempo pieno può comportarsi da dopolavorista affrontando a ripetizione provini, laboratori e concorsi a proprie spese, mentre uno part-time può essere più “virtuoso” e  svendersi di meno.

Ma la vittoria del dilettantismo è comunque fondamentale nel mantenimento dell’attuale sistema.

Roberto Gavelli, Amministratore di Ananas Blog (è un lavoro pulito, ma qualcuno lo deve fare)

7 Risposte a “La guerra tra professionismo e dopolavorismo”

  1. stefano chiodaroli aprile 20, 2011 a 11:08 PM #

    e’ vero che e’ un problema,ma e’ complesso e non facilmente circoscrivibile in margini netti,si arriva al cabaret da esperienze diverse,storie e tempi diversi…si puo’ passare ragionevolmente al” professionismo” quando la solidita’ economica ed il personale progetto artistico lo consentono e lo suggeriscono.non tutti durano per sempre, non tutti possono ragionevolmente pensare di durare per sempre.una proposta potrebbe essere una sorta di periodo di apprendistato cabaret,un esordiente si associa a bottega da un comico o gruppo di comici maggiori ,non puo’ percepire compensi elevati e la cosa e’ misurata e parametrata dalla collocazione in agibilita’ enpals,i prezzi sono calmierati e comunque inferiori a quelli di chi esercita come professionista e questo tutelerebbe da oscillazioni di prezzo folli.questo in un mondo perfetto! non esiste nessuna forma di condivisione,cartello o sindacato fra i comici che invece sono dei qualunquisti,di fatto molti dei comici delle ultime generazioni non ambisceono a esprimere liberamente ed arbitrariamente se stessi, ma volentieri e per vanita’ e lucro desiderano asservirsi ai brand piu’ forti della comicita’ che in potenza assicurano a chiunque soldi,fama,considerazione sociale(finche’ durano).E’ un mestiere solitario,di solitudine e coraggio,un’azzardo anche sulla carta,restare a galla e bene e” la sfida intrinseca di questo lavoro,nel migliorare se’ stessi non esiste la parola fine ed e’ giusto che primeggi solo chi riesce ad essere eccellente.chi si lega troppo a lungo ai marchi zelig p colorado non puo’ lamentarsi di esserne tritato perche’ fa parte delle logiche di qualsiasi business dell’immagine.cambiano i gusti, anzi si polverizzano e cambiano i palchi e la natura dei committenti,non si puo’ cristallizzare in una categoria rigida il mestiere del comico…alla lunga i bluff non durano ed il tempo fa e ha gia’ fatto pulizia di molti “parvenu”,….quasi piu’ nessun comico va in teatro in quanto comico,e lo stesso avviene nel campo dell’editoria.si tratta di pazientare e coltivare la propria identita’-

    • claudio masiero aprile 21, 2011 a 8:16 PM #

      Concordo pienamente con tutto ciò che hai scritto Stefano.
      Nella prima parte della tua, vi è la soluzione per il futuro del cabaret, la trovo interessantissima.
      Dirò di più mi trova in linea con una mia idea di un paio di anni fa che creò parecchio scompiglio nell’ambiente del cabaret milanese.

      Continuiamo a coltivare la nostra identità…perché chi coltiva solo la sua immagine vi muore.

  2. Claudio Masiero aprile 17, 2011 a 6:28 am #

    Anni fa vi era una, come ora credo, una corrente di pensiero che indicava coloro che NON gacevano gli artisti a tempo pieno dei reietti. Al punto di non tenerli in considerazione come altri per eventuali serate, perché guadagnando già in un impiego diurno portavano via contratti a chi AVEVA SCELTO la VIA DELL’ARTE.
    Mi permetto di dire questo, in quanto me lo sono sempre sentito rinfacciare da molti (potrei fare i nomi ma evito in quanto personaggi di poco conto), mi sentii dire “Masiero a te vengono date poche serate in quanto hai già un’attività e quindi non pretendere di più”.
    Qualche tempo dopo espressi il mio desiderio di allontanarmi dal cabaret, la stessa persona mi disse”Claudio tu non dovresti mollare, sei un talentuoso e spesso se non ci fossi stato tu le serate sarebbero andate male”, aggiungendo ed ometto il nome “Ad esempio lei,che lo fa come mestiere per farla smettere non le stiamo dando serate in quanto non fa ridere e sarebbe meglio farglielo capire!”

    Ora, da un discorso del genere evincono SOLO dei fattori.
    TALENTUOSI e SCARSI vengono trattati allo stesso modo…

    Claudio Masiero

  3. Salma aprile 17, 2011 a 5:10 am #

    Sprigioni DEMAGOGIA da tutti i pori.
    Se non diventi famoso non è per una questioni di numeri.
    La motivazione è un’altra, ma continua a ricercare e continuerai a fare 100 e più date all’anno ma rimarrai sempre allo stesso livello di NOTORIETA’.
    Per diventare FAMOSO basta fare lanciare una statuetta in faccia a qualcuno e tutti si ricorderanno di te.
    Domandateli perchè personaggi come i PALI E DISPARI SONO BALZATI alle VETTE DI zelig NEL GIRO DI 6 MESI.
    Non sono numeri, amico mio..è ben altro.
    Ma entreremmo in un campo specifico e rischierei di perdere l’anonimato che il nick mi garantisce..mi fermo.

    • Andrea aprile 18, 2011 a 1:48 PM #

      Mi fermo anche io, perchè non capisco se ne fai una questione personale, cosa decisamente poco interessante per i lettori del blog.
      Piuttosto spero di avere lasciato loro l’informazione che esiste un modo diverso di fare della comicità un mestiere: quello del professionismo e della “continuità” del lavoro giorno dopo giorno, che dà e darà sempre dei frutti, se li meriti: in termini di date ed in termini economici.
      Poi, sul (mio) livello di notorietà credo poco importi a chicchessia, sul perché i Pali e Dispari siano finiti a Zelig, se hai qualcosa da dire sono molto curioso, se no continuerò/-emo tutti a non saperlo.

      • Salma aprile 18, 2011 a 5:00 PM #

        Allora che si continui con le certezze indotte dai grandi capi, aprite gli occhi e ragionate.

        ADDIO

  4. Andrea aprile 15, 2011 a 8:08 am #

    “Ma la vittoria del dilettantismo è comunque fondamentale nel mantenimento dell’attuale sistema”
    guarda che non c’è mica altro da aggiungere.

    Certo, ci sarà sempre un comico amatore migliore di un professionista, come ci sarà sempre un chirurgo che canta meglio di un professionita. Si chiama “legge dei grandi numeri”.

    Eh, questa è la dose con cui continuano ad illudere gli amatori di essere sufficientemente bravi e che potranno un giorno avere il loro quarto d’ora di gloria; anzi, che gli spetta!
    Ehi, sono 10 anni che faccio laboratori, adesso tocca a me!

    Ci sarebbero sempre 2 cosette da ricordare:
    – NON TUTTI possono diventare famosi. C’è una sovrabbondanza di richieste rispetto ai posti disponibili… e molti posti, ahinoi, prenotati già da altri.
    – se uno ritiene che, dedicando 2 sere alla settimana alla propria passione, gli è sufficiente per gareggiare alla pari con chi ci dedica 24 ore al giorno… ehi, se anche il primo ci dedicasse 24 ore al giorno, chissà quali risultati potrebbe raggiungere, allora!

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