
- il “comandante” Ruben prima dell’intervista
Sono di fronte a Ruben Marosha, l’uomo che si è infiltrato forse per gioco, forse per curiosità, forse per provocazione all’interno dei laboratori Zelig (vedi post), ricavandone comunque un’esperienza unica nel suo genere, tutta da raccontare per aiutare a far luce su quella che da troppo tempo è una zona totalmente grigia e opaca. Il taccuino è pronto, si parte…
ALLORA, PER QUALE MOTIVO HA FATTO QUESTA AZIONE COSÌ SCONSIDERATA?
Da un lato c’era la curiosità di capire l’ambiente, poi volevo mettere alla prova le mie capacità attoriali e di trasformazione, infine volevo mettermi in gioco: visto che sono una persona corretta che non ama le scorrettezze, mi piace evidenziarle in modo scherzoso. Quindi non la vedo affatto “sconsiderata.”
NON È SCORRETTO INFILTRARSI, PRESENTARSI SOTTO MENTITE SPOGLIE?
No, è scorretto lavorare gratis, usare le persone. Quello che ho fatto non è scorretto, è divertente. Il nostro paese è divertente ma quando si prende sul serio diventa patetico. Per esempio quando a certa gente sembra non sia permesso divertirsi. Se appartieni al “popolo” non ti puoi “divertire”, mentre i potenti possono farlo. Io voglio divertirmi anche non sono un potente. Lo pretendo, è un mio diritto.
TU VENIVI DA BARCELLONA, GIUSTO?
Sì.
CHE IDEA AVEVI DELL’AMBIENTE ITALIANO E DI ZELIG IN PARTICOLARE, VISTO DALL’ESTERNO? COME HAI CAPITO CHE IL SISTEMA FOSSE IN PARTE FARLOCCO E DISONESTO?
Faccio una premessa: penso che sia stupido essere modesti. Non mi ritengo una persona stupida. Certe cose si intuiscono. Poi, visto che non sono uno che vive di preconcetti, ho voluto provare di persona, direttamente.
COME MAI TANTI ALTRI NON SE NE ACCORGONO?
I motivi sono tanti, infiniti. La chiusura culturale dell’ambiente porta la gente a essere sommersa dall’ambiente stesso. Poi c’è la tipica mentalità italiana di fare le scarpe al vicino e questo passa sopra alla deontologia professionale, così si finisce per non avere più valori. Inoltre, siccome tutto il sistema si comporta in questo modo, chiunque è costretto (oltre che giustificato) nel bene o nel male a fare altrettanto, altrimenti rischia l’eliminazione dal sistema.
Io sono fortunato perché ho delle alterative: ho un piano b (l’estero) che non significa fare due lavori ma sempre il mio, però in un ambiente più sano. Chi non ha alternative deve vivere nel sistema, tirare a campare, pure se la cosa non gli piace ci è costretto. Magari critica anche. Di fatto ho incontrato tanta gente che criticava il sistema, ma poi non faceva nulla per cambiare le cose e non farà mai nulla, perché gli manca un’alternativa o non ne è interessato. Il problema è che ci si aspetta che l’alternativa arrivi dall’alto. E poi il doppio lavoro in questo ambiente è anch’esso in qualche modo un piano “B”, peccato generi dinamiche e obiettivi “distinti” dai miei…
IN QUALI LABORATORI TI SEI INFILTRATO?
Infiltrato bene nei laboratori di Genova e di Torino. Poi mi sono proposto anche a Firenze, dove non sono riuscito ad entrare. Volendo fare anche lì uno scherzo alla “holding” Zelig, ho proposto il mimo poeta francese, cosa impensabile, cosa che non avrebbe posto nel sistema italico. Sapevo già come sarebbe andata ma ho voluto vedere le reazioni, parlare con loro e sentire quali “idiozie” avrebbero usate contro un artista ed ho “registrato tutto”. In realtà pensavo che anche a Torino non sarei mai entrato col personaggio del siciliano che avevo proposto ma, ironia della sorte, quel personaggio talmente problematico, buffo e verosimile, venne preso rivelando senza ombra di dubbio, che questi “talent scout” italici non cercano attori capaci a recitare, ma persone-macchietta in carne ed ossa e se non sono attori meglio ancora, meno problemi di “gestione”. Così a Torino è stato per me la situazione più divertente, sicuramente.
CON QUALI TRAVESTIMENTI TI SEI PROPOSTO?
Come dicevo, a Firenze il mimo francese di origini ungheresi Omar Bashuner, truccandomi il viso; a Genova come albanese/kosovaro Ruben Marosha e a Torino come il palermitano Humber Sorana (tutti anagrammi). In tutti i casi al provino la “commissione giudicante” era composta da almeno una stessa persona che non si è mai accorta di niente!
Poi mi sono infiltrato in altri laboratori non Zelig: a Torino e Verona.
La cosa simpatica è che, svelata la cosa, molte persone l’hanno trovata divertente, si sono messe a ridere, mi hanno fatto i complimenti. Non ne hanno fatto per nulla una questione di correttezza, anzi c’è stata la risata grassa. Mentre allo Zeliglab di Torino, invece, ci sono state persone che si sono Continua a leggere →