Premessa: il vero indicatore della crisi è misurabile soprattutto sul live, cioè su quel lavoro pagato per esibirsi di fronte a un pubblico. Questo è vero soprattutto adesso che non lavorano neanche quelli che appaiono in televisione.
C’è una fuga di telespettatori dalle trasmissioni comiche coi budget investiti in crash verticale. D’altronde il calo dell’appeal televisivo non è stato ancora compensato dall’avvento delle cosiddette nuove tecnologie che, anzi, sono andate a occupare spazi generalmente appannaggio dei cabarettisti.
Allora che fare, se non rassegnarsi a un impoverimento inevitabile? Proviamo ad avanzare alcune proposte basate sul buon senso.
LA FRONTIERA DEL WEB – Occorre una strategia basata su un semplice principio: come ricavare soldi dal web, cioè da uno spazio cui gli utenti accedono e condividono i contenuti quasi sempre gratis. È un problema generale, ovviamente.
A parte Beppe Grillo che è diventato uno degli uomini più potenti d’Italia, a parte molti tentativi spesso velleitari, la comicità non sembra battere colpo. Eppure sarebbe adatta al mezzo in questione, proprio perché produce gag e battute caratterizzate sia da brevità che da efficacia.
Il ruolo che fu del comico è stato in gran parte coperto dagli utenti. Maurizio Crozza elaborò delle battute sulla nevicata a Roma senza sapere che altri le avevano già messe su Twitter. Non aveva copiato, ma la rete era stata più veloce.
Chiunque posti qualcosa su Facebook ne cede i diritti automaticamente. Allo stesso modo i suoi sketch possono finire tipo su Media Video e lui può sperare di avere molti contatti, ma di quegli sketch ha già ceduto la proprietà a Mediaset. Questo è il gradino principale: rimanere proprietari di ciò che si fa.
L’altro problema è che le trasmissioni comiche hanno preso una deriva che le allontana inesorabilmente da ciò che va sul web: affliggono lo spettatore anche con 3 ore di comicità forzata, piena di cose ritrite che non fanno ridere. Si è arrivati al paradosso di Italia Coast2Coast in cui si cercava di coniugare la rete con ciò che fa scappare la gente verso la rete (il varietà palloso).
La rinascita comica (e creativa) sul Web partirebbe dall’avere una strategia e degli investimenti (oltre a un’idea forte), ma soprattutto dal rimanere padroni di ciò che si fa.
MORATORIA – Per far rifiatare l’intero settore occorrerebbe almeno un anno di moratoria sulle trasmissioni comiche. Il principio è semplice: si combatte la nausea da cibo smettendo di ingozzarsi. Poi tornerà l’appetito. Lo stop televisivo darebbe un po’ di tregua anche al live: tornare a vedere spettacoli dal vivo.
La cosa è talmente vera che i capoccioni zelighiani stavano pensando a una pausa (coincidenza) di almeno un anno. E’ già avvenuto in passato e ha funzionato. Zelig Circus saltò una stagione e subito dopo Bananas srl prese a macinare utili e fatturato (e visibilità e popolarità). Invece, contro ogni logica, si sta pompando una sovraesposizione comica senza precedenti (in un post successivo vedremo come si sta sviluppando e si svilupperà la “grande abbuffata”).
Operazioni tipo Sto Classico sono controproducenti, infondono l’idea che i comici non facciano ridere, siano grezzi, dilettantistici e poco spontanei. Può essere che facciano incassare qualche euro a qualcuno, ma contribuiscono al rifiuto della comicità.
Andare avanti compulsivamente è un segnale di grande insicurezza, spesso dettato dalla paura che, se si abbandona uno spazio, lo si perderà per sempre.
LABORATORI – Il rapporto tra abbuffata di laboratori e decremento del live e della qualità comica televisiva è acclarato. Il blog ha più volte auspicato uno sfoltimento dei laboratori, soprattutto di quelli finalizzati alla tv. Il sistema è tenuto su da una ragnatela di interessi e di speranze trasversali (quasi sempre fasulle) difficili da districare. Sarebbe sufficiente metterli “in regola” per ottenere una riqualificazione e una diminuzione del loro numero.
Basterebbe suddividerli in televisivi (finalizzati a produrre sketch per note trasmissioni tv), in cui si regolarizzerebbe la SIAE e l’ENPALS, la contrattualizzazione e in quelli non televisivi, cui spetterebbe il compito di rilanciare la creatività (mai così scadente) dell’italica risata. Un laboratorio non tv lavorerebbe su sketch ex novo, elaborati col lavoro effettivo degli autori.
Bene, queste sono 3 proposte semplici: la prima (il web) totalmente nelle nostre mani per quel che riguarda iniziativa e inventiva e favorita dall’espansione costante del mezzo; la seconda (moratoria) risponde anche a necessità percepite dagli stessi capoccioni; la terza (laboratori) è ineludibile prima che ci pensi il mercato (a lungo andare) a estinguerla (per mancanza di risultati a fronte delle enormi energie finanziarie, fisiche e creative investite).
Ananas Blog (l’unico servizio pubblico cabarettistico)
Chiunque posti battute sul web ne cede i diritti automaticamente. Credo che quanto hai scritto sia quanto di meno vero ci possa essere, e ti spiego perché da un punto di vista che non è la verità, ma una visione molto attendibile. A parte le associazioni di pensiero che ci sono sempre state, ci sono e ci saranno sempre: quando posi qualcosa su Facebook Twitter ed altri eventuali social network è una cosa tua è valida come prova, eventualmente si arrivasse ( come diceva luttazzi alle mani, ma sto esagerando naturalmente ) ma la proprietà rimane visto che porta data e ora della battuta o dello scritto e di qualunque cosa uno posti. Due persone sono state licenziate in quanto avevano inviato certificato di malattia e poi si erano taggati su facebook. In quanto a Crozza, sfortuna sua che da una parte che va in onda solo il martedi, e quindi se la nevicata o il fatto eclatante avviene il mercoledi antecedente è chiaro che con questi mezzi, lui andando in onda la settimana dopo, rischia di arrivare quando la battuta è vecchia. Ma proprio per questo se la battuta è “leggera” e ci possono arrivare in molti. vuol dire che gli autori non stanno facendo un gran bel lavoro. Capita a me che ne scrivo almeno una decina tutti i giorni e capita a chi ne scrive una. Il problema è che se non sei “noto” hai copiato. Ed è per questo che se prima lasciavo perdere adesso se ne sento, se ne leggo una uguale, non simile, uguale, controllo le date ed eventualmente le evidenzio. Cosi per puntiglio.
>quando posi qualcosa su Facebook
… diventa di Zuckenberg, questo era il concetto. L’A
Credo che a Zuckerberg interessi poco il cosa si posta, ma il numero di iscritti. Il valore di facebook è quello, a dimostrazione di quanto sia virtuale e con i piedi d’argilla la quotazione in borsa, quando arriverà qualcos’altro di più intrigante.