
La strada è in salita, tortuosa e, a volte, il “bestiame” guarda altrove (foto presa dal sito di immagini gratuite Pixabay.com
Questo è il secondo di una serie di post di alleggerimento che accompagneranno la lunga marcia di Zelig verso la prossima edizione di prima serata (presumibilmente settembre 2014), che rischia fortemente di essere uno “scalettone” come se ne sono visti tanti (leggi qui il post precedente).
Gli ostacoli verso il rinnovamento (ammesso che sia desiderato, ma sembrerebbe di sì) sono tantissimi, quasi impossibili da rimuovere, ma almeno cerchiamo di capire da cosa sono “composti”. Il premio sarebbe il recuperare il pubblico e i consensi perduti. La punizione: noia, ripetizione, non incisività, eccetera.
IL VISUAL – La comicità visual (mimare delle gag al ritmo di una base sonora) è un esempio di come venga costruita una scaletta televisiva. Generalmente viene considerata come: quei due minuti di musica e di balletto gradevoli da vedere, per creare uno stacco e dare l’idea del varietà. Questa visione porta a creare sketch sempre uguali. Inoltre siamo sicuri che il pubblico tv del 2014 reagisca in questo modo, che dica “oh, che bello il balletto, oh che varietà! Ooooh…”. C’è da dubitarne fortemente.
Nella “scaletta Zelig” i Senso D’Oppio (medley musicale molto serrato) sono stati sostituiti a Zelig Uno dai Borotalko, con un medley musicale molto serrato e gag simili a quelle dei Senso D’Oppio. Se la comicità visual è quei due minuti di musica e di balletto gradevoli da vedere, per creare uno stacco e dare l’idea del varietà non c’è alcun progetto artistico, lo sketch è un semplice riempitivo, da fare con lo “stampino”. Zelig ha anche sondato il cosiddetto teatro di strada che ha molti elementi visual (leggi qui) ma la scelta per la prossima stagione potrebbe andare verso il “balletto divertente” indistinguibile da ciò che si è visto in passato.

Gino Vignali Benemerito primo, il Papa di Zelig
Ma a tal proposito, un ospite d’eccezione, guest di questa serie di articoli: il Papa – papà della comicità italiana Gino Vignali, qui presente in forma di avatar. A lui l’onore di chiudere l’articolo:
Buongiorno e grazie per lo spazio concessomi. Alùra, il visual da noi è quel momento di alegria (come un paiazzo che grida, alegriaaaa) scusate, ero entrato in lùp, comunque non c’è niente di male a fare 2 minuti di balletto e gags garbate, anche perché, abbiamo ragionato, anche mettendo il super mimo spagnolo o croato o altra forma di attrazione internazionale, le curve d’ascolto cambierebbero minga di tanto. Quindi ritengo l’importante sia guardare al sodo (che sarebbe il risultato). GV
Ananas Blog
DALLE VOCI CHE CORRONO I BOROTALKO ALLA FACCIA TUA SONO L’UNICA CERTEZZA PER LA NUOVA EDIZIONE DI ZELIG.
Bene per loro, credo che ci saranno anche Maria Pia Timo, Alessandro Betti, D’Ausilio e altri di Zelig Uno.
Sì, ma Beppe Tosco che dice?
credo che non si possa sminuire nessun tipo di comicità, non è giusto. qualunque comicità può essere bella e valida. quella “visual” può essere fatta bene o male e può essere originale come ricordare roba altrui. idem quello che tu definisci “momento chitarrina”. è offensivo nei confronti di chi fa comicità musicale. uno può avere una chitarra al collo, suonarla e fare canzoni con un stile proprio o utilizzare meccanismi diversi da altri. Non credo che Dado e Perroni facciano la stessa cosa pur avendo una chitarra al collo. uguale per i monologhisti, ognuno li fa in maniera propria (si spera). idem ancora per i personaggi che tu screditi eppure i guzzanti a fare personaggi sono dei miti e rappresentano qualità. tu esalti solo i monologhisti ma se parlano solo di suocere e del nord contro sud è meglio che facciano visual. idem ancora se per monologhisti si vuole fare lo stand up comedian perchè utilizzando un umorismo anglosassone, parlando di sesso e di religione alla fine si deve pure far ridere, se si riesce l’esperimento italiano è riuscito altrimenti è soltanto un cattiva imitazione stilistica.
il “momento chitarrina” esiste nella mentalità’ di chi elabora le scalette televisive, sono quei 3 o 4 minuti di musica, centoni, imitazioni intercambiabili. L’A
Per visual comedy s’intende quella comicità che utilizza prevalentemente uno strumento visivo (sia esso il corpo attraverso azioni sceniche o magiche, sia oggetti sia l’unione di entrambe) per portare l’effetto comico. Si tratta in definitiva di un clownesco sfruttamento del movimento e/o dell’oggetto.
Capisco che nel post ci si riferiva ad un genere specifico di visual ma ho solo voluto provare a dare una mia definizione di visual comedy.
Grazie Carlo, sono il Gino Vignali, nella logica strutturale televisiva noi facciamo delle semplificazioni, per cui il visual è quel gruppetto che mima e sotto c’è la musica, poi c’è il “momento chitarrina”, eccetera. Grazie comunque per le info, magari ci trovo il modo di ricavarne un business. GV
Certo, come specificavo avevo capito la semplificazione, mi volevo solo divertire a cimentarmi nella definizione generale di visual comedy, inteso il fatto che se poi ci fai il business si fa a mezzo… Carlo D.S.
E di Eventi in Movimento quando se ne parla?