“Si calcola l’importo in forma proporzionale, valutando i minimi d’uso dell’opera registrata del singolo artista...” Queste semplici annotazioni a margine di un documento Siae potrebbero costituire per la comicità italiana quello che è stata la Sentenza Bosman per il calcio (leggi qui) cioè un “documento” in grado di far cambiare lo stato delle cose, da usare per qualsiasi controversia futura.
LUOGO: Serata di cabaret in piazza con 3 comici che si alternano sul palco, tutti con uno loro spettacolo depositato, che fanno un 20 minuti a testa (giugno 2014). Documento di cui una copia è pervenuta a questo Blog.
PREMESSA: Ananas Blog da anni ha messo i riflettori sul problema cronico della “falsa dichiarazione” e della “falsa programmazione”: la Siae non viene “attribuita” correttamente, per giustificare questa anomalia si fanno firmare liberatorie fasulle o farlocche (tra l’altro è un reato, baby NDR). Questo è un problema.
Parallelamente può succedere che le Siae sul territorio chiedano i minimi d’uso interi per ogni artista, anche se fa solo 5 o 10 minuti. Per esempio nella serata di cui stiamo parlando, la cifra pagata è di 330 e rotti euro (che è stata divisa per 3), ma l’organizzatore avrebbe potuto vedersi recapitare una richiesta di quasi 1.000 euro (330 x 3). Questo è un altro problema.

poche righe scritte a penna e ineccepibili, di una chiarezza disarmante
OVVIO? MICA TANTO – Gli importi del documento sono stati calcolati a Roma da un funzionario Siae, anche se lo spettacolo si è svolto nella dolce terra veneta. La proporzionalità dovrebbe essere data anche solo dal buon senso: ho uno spettacolo della durata di 100 minuti che vale 200 euro? se faccio 10 minuti mi devono essere corrisposti 20 euro (in una serata con più comici, laboratorio o concorso che sia). Ciò che succede sul palco corrisponde alla “modulistica” e ai pagamenti. E’ solo la fottuta verità.
Per quanto possa sembrare assurdo, questo blog si è scontrato a lungo con l’impossibilità di sconfiggere il fenomeno della “falsa dichiarazione” e delle “liberatorie farlocche” nel cabaret. La falsa dichiarazione è sembrato un vizio cui nessuno, dai grandi produttori di comicità, fino agli organizzatori locali, volesse o potesse sottrarsi. Il problema non è solo legato alla proporzionalità, ovvio, ma quest’ultima potrebbe essere la chiave per regolarizzare un settore che vive miseramente sulla “piccola illegalità” e sulla compulsione a “mentire”. Adesso però non ci sono più scuse.
UN’OPPORTUNITA’: la sentenza Bosman del cabaret potrebbe essere una grande opportunità per i comici, ammesso che questa venga sfruttata. Vediamo quali vantaggi porterebbe:
– Regolarizzazione di spettacoli, laboratori, concorsi (ciò che succede sul palco viene pagato).
– Tutela del diritto d’autore: ciò che un comico porta sul palco viene riconosciuto ufficialmente, non “occultato” da una liberatoria farlocca.
– In una serata di laboratorio tutti i partecipanti che portano pezzi depositati, possono essere sia pagati che tutelati con un costo minimo.
– Affrontabilità dei costi per l’organizzazione (si paga il giusto, né più né meno)
– Incoraggiamento a iscriversi alla Siae e a creare opere tutelate (le false liberatorie fanno sì che i comici, al contrario, siano espropriati in continuazione della loro creatività).
– Ricavare un minimo di entrate solo dalla Siae (pur prendendo cifre “proporzionali”, basta poco per coprire la quota d’iscrizione e iniziare a guadagnarci qualcosa).
– Usare le esibizioni per qualsiasi controversia riguardo a presunti plagi (cosa impossibile se si firma una liberatoria falsa, in cui si dice che quella sera non si è fatto nulla di proprio).
Altri vantaggi trovateli voi, ce ne saranno tantissimi, però adesso non ci sono più scuse, eh! L’unico ostacoli è la vostra pigrizia mentale e la vostra animaccia ipocrita!
PS Ananas Blog possiede una copia del documento che non è stato pubblicato intero per motivi di privacy.
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Ananas Blog (Long May You Run)
Noi da molti anni ci siamo dis-iscritti dalla Siae, e puntiamo solo sul cachet. Che così è privo di “costi aggiuntivi”. Per la tutela dei testi, ci sono altri modi (es: copyleft).
Andrea
Può essere (…) Conosco alcuni che si sono dis-iscritti poiché vivono di cachet e basta, ma considera chi elabora opere che invece vengono vendute, diffuse, distribuite, trasmesse, eccetera, lì so’ soldi. Prova a dire a Claudio Baglioni che deve vivere solo di serate ;). L’A
(…)
Comunque, tornando a parlare di Siae, ovviamente ci riferiamo al nostro caso, che viviamo di cachet con testi nostri, e non di opere scritte “da” o “per” terzi.
A parte il fatto, che quando ci è capitato di vendere alcuni nostri testi a terzi (cosa in effetti successa con 5 diversi testi), l’accordo è sempre stato una tantum, e non di diritti ad ogni replica.
E allo stesso modo, se un giorno mai compreremo un testo altrui, proporremo un pagamento una tantum, e non una % ad ogni replica
Per dovere di cronaca, esistono anche questo tipo di accordi.
A.
Difficile pensare a una transazione, immagina chi scrisse ‘O Sole Mio se avesse avuto la possibilità di transare e basta, che “sodomia” si sarebbe preso. L’A
Ma la S.I.A.E. non potrebbe anche semplificare i metodi di pagamento? Nell’era degli smartphone non basterebbe dotare gli artisti di un “marker” personalizzato così un gestore può pagare con un sms?
Carissimo, l’idea di informatizzare è ottima, bisognerebbe elaborare un progetto che comprenda anche la parte tecnica e iniziare a sottoporlo (è così che funziona). L’A
C’è sempre l’escamotage: “firma che il tuo spettacolo è frutto di improvvisazione” ma uno iscritto SIAE non può farlo, non può nemmeno firmare una liberatoria che lo spettacolo non è tutelato per cui il cabaret viene alimentato da dopolavoristi della domenica attaccati a questo o a quel mentore che li manipola a piacimento. Ma tanto piuttosto che andare al cinema o a calcetto si tengono questo hobby che li gratifica dalle frustrazioni di una vita grigia esibendosi con i propri testi non tutelati e magari ci scappa pure le cinquanta euro quando va bene, se va bene, sennò lo stesso. E’ diventato uno sport per dilettanti (fuori regola s’intende) ma è lo specchio dei tempi.
ora, da questo flusso di considerazioni negative, riusciamo anche a estrapolare qualche prospettiva futura? L’A
Ecco una soluzione: ispettori siae sul posto di rappresentazione, controllo titolo dello spettacolo sui manifesti ed effettiva documentazione relativa prima dello spettacolo, controllare le dichiarazioni autocertificate, controllare le musiche effettivamente usate, verifica delle agibilità di rappresentazione, controllo delle sicurezze. Si lavorerà meno? No. Lo faranno solo i professionisti.
è come mettere un commissario anticorruzione in ogni cantiere, difficilino. L’A
E’ come mettere un commissario antimafia all’interno di cosa nostra. Difficile, ma bisogna provarci, a meno che non ci sia già e nessuno se n’è accorto…
ecco, ma chi ci prova? i capitani coraggiosi vengano fuori L’A