Stand up comedy e ribellioni del pubblico?

6 Dic
Saverio Raimondo

Saverio Raimondo

Sta destando un certo scalpore su Facebook la notizia dell’incidente occorso a Saverio Raimondo (uno degli artisti di punta della satira italiana e parte integrante del gruppo Satiriasi) presso il Caffè Teatro di Vergera di Samarate, sabato 29 novembre 2014. A quanto pare c’è stata la “rivolta” di un gruppo di spettatori rispetto ai temi “scottanti” proposti dallo stand up comedian romano. Qui la discussione su FB dalla pagina di Maurizio Castiglioni, il patron del Caffè Teatro che, ricordiamo, è uno dei templi del cabaret italiano.

Castiglioni difende la scelta artistica e la qualità sia di Saverio Raimondo che della satira stand up, sdoganata in Italia dai ragazzi di Satiriasi. Attribuisce l’incidente a un errore di programmazione: il pubblico del sabato sera, non preparato adeguatamente a ciò cui avrebbe assistito (i “ribelli” erano lì per festeggiare un compleanno). Ecco, la spiegazione è semplice. Qualcuno su Facebook ha commentato che il pubblico italiano non è preparato alla stand up. Allora, verrebbe da dire, le centinaia di serate “bucate” dai comici televisivi? Quelle in cui il cabarettista è stato fatto scendere in anticipo dal palco per non irritare ulteriormente il pubblico? Vogliamo forse dire, con ciò, che il pubblico italiano non è preparato alla comicità televisiva commerciale?

Anche in quei casi c’era una comunicazione omessa: bisognava dire che il comico in questione aveva solo i 10/20 minuti televisivi e basta. A tal proposito giovedì 4 dicembre, presso l’Oasi di Forlimpopoli, si è svolta la prima serata di Stand Up Liquida patrocinata da Ananas Blog (leggi qui). Il locale era pieno, ma il pubblico non era preparato a una serata stand up, per ovvi motivi: era la prima volta (osservazione quasi banale). Comunque è andata bene. Ovvio: in futuro bisogna dare più informazioni, tarare meglio il tutto.

il logo dell'evento del 4 dicembre 2014

il logo dell’evento del 4 dicembre 2014

Nella scaletta c’erano alcuni passaggi “scabrosi” anche se costituivano solo a parte del tutto, in una “line up” che comprendeva monologhi di costume, surreali, poetici, eccetera (e una tipologia di persone davvero varia con una forte “quota rosa”). Il progetto è “liquido” quindi non ha paletti, non ha l’obbligo dell’osceno o della cattiveria, ma considera queste tematiche come una parte del tutto le quali, però, devono essere presenti.

NB: i passaggi più scabrosi hanno registrato la rivolta di una spettatrice e qualche perplessità.

Ananas Blog (Long May You Run)

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30 Risposte a “Stand up comedy e ribellioni del pubblico?”

  1. Robin Scheller dicembre 8, 2014 a 5:18 PM #

    Io parlo sia di pompini e sia di di centri commerciali da anni e non mi caga nessuno, che faccio smetto?
    P.s. Grande Cristian, la penso come te.

    • ananasblog dicembre 8, 2014 a 5:35 PM #

      Prova a togliere i centri commerciali (semicit). L’A

    • Anonimo dicembre 9, 2014 a 10:12 am #

      Grande Robin 😉

  2. Cristian Calabrese dicembre 7, 2014 a 6:55 PM #

    Sta cosa dello Stand Up mi sta facendo molto ridere… quindi direi che funziona! Daniele per me sei un grande comico a prescindere da ste cazzo di etichette che in questo cazzo di paese dobbiamo sempre dare a ogni cazzo di cosa che si muove cazzo… figa… cazzo. Comici (Stand up, Sister Act, Sit-com, Pop-Up, Don Chuck, Check UP) è l’ora della verità cazzo! Ma quali comici da sti cazzo di Colorado e Zelig … Tutti a fare lo Stand Up … daiii cazzo figa… mettiamo parolacce a cazzo/figa nel monologo di Giacobazzi daiiiiii cazzo/figa. Se mi capiterà di far cagare ad una serata, potro sempre dire: “Ma che cazzo volete… questo è StandUp”. Uno che preferisce rimanere seduto! Vado a magnà un piatto de merda! Ciaoooo se fa pe’ ride cazzo figa… anche un po’ (the) sperma.. se no la merda come la butti giù!

    • ananasblog dicembre 7, 2014 a 7:28 PM #

      Ciao Cristian, ti faccio notare che sta finendo Zelig, a gennaio Colorado a febbraio Made in Sud, tutti posti senza sperma 😉 L’A

      • Cristian Calabrese dicembre 7, 2014 a 7:31 PM #

        Sicuro?

        • ananasblog dicembre 7, 2014 a 7:35 PM #

          sulle confezioni di Zelig, Colorado, Made in Sud c’è scritto “Sborra Free”. L’A

      • Cristian Calabrese dicembre 7, 2014 a 7:32 PM #

        Cazzo figa veramente?

    • Andrea Pilotto dicembre 7, 2014 a 9:00 PM #

      Caro Calabrese, credo che con il tuo commento dimostri di non sapere di cosa stai parlando – sospetto che avevi già disseminato qua e là sui social network in tempi anche recenti. La Stand Up Comedy è ben altro che dire (come supponi tu) “cazzo, figa” a ripetizione, in maniera gratuita e senza un filo conduttore che le giustifichi. Il forte sospetto è che tu non abbia avuto molta occasione di vedere uno spettacolo (dico anche uno solo) di uno Stand Up comedian italiano, e quindi parli per sentito dire, che è una malattia del nostro tempo molto diffusa. Ti accorgeresti che il linguaggio in un tale spettacolo è sì importantissimo (ed è onesto: da parte del comedian e nei confronti del pubblico), ma che il nucleo essenziale è il contenuto. Francesco De Carlo è uno che usa poco la volgarità diretta, preferendo un approccio surreale al tema trattato. Lo stesso dicasi di Pietro Sparacino. Chiamando in causa lo stesso Saverio Raimondo, le tematiche che affronta sono profondissime (basterebbe vedere cosa fa settimanalmente a “La Gabbia” per rendersi conto che non si riduce tutto ad una gara a quante parolacce si riesce a dire in un breve lasso di tempo): parla del mito del denaro, dell’alimentazione, della mediocrità italiana, della privacy, del virus Ebola e dei matrimoni gay. Per non dimenticare il pezzo in cui (ridicolizzando se stesso, anziché gli altri con le solite tre-quattro parodie) parla della sua paura di volare. Le tematiche sono urticanti? Eccome! Ma non vedo perché non trattarle da un palco, con il giusto pubblico e nel luogo giusto. A fine novembre, Raimondo ha condotto uno spettacolo di gran fattura e molto apprezzato in quel di Bologna (lo so perché ero presente).

      Io stesso, di recente, ho portato due pezzi di Stand Up Comedy (per la durata complessiva di venti minuti) in cui di parolacce ce ne sono molto poche (un cazzo e un vaffanculo in venti minuti, ok?), ma che portano tematiche frontali e importanti (per me) come il fatto che siamo tutti elemosinanti al pari di chi chiede l’elemosina a bordo strada (magari per altre cose che non siano i pochi spicci che chiedono loro) e una riflessione sulla realtà carceraria oggigiorno. Pezzi duri, che possono urtare la sensibilità di qualcuno, ma che per me sono necessari per esprimere la mia personalità. Chiaro che non porterei mai un pezzo del genere ad un tuo spettacolo: il pubblico (e giustamente) mi prenderebbe a pesci in faccia perché è un pubblico che chiede altro. Allo stesso modo, se tu venissi a fare un tuo pezzo di cabaret in un contesto in cui si fa Stand Up Comedy, fidati, il pubblico ti sarebbe altrettanto avverso. Ad ognuno il suo spazio.

      Piantiamola con questa diatriba cabaret vs Stand Up, che non porta nulla a nessuna e anzi, a mio parere, ci fa fare solo la figura dei lamentini, cosa che il pubblico lo allontana, non certo lo avvicina. C’è spazio per tutti, e i due ambiti non sono in competizione. Montanini ha avuto un ottimo successo (un milione di spettatori in secondissima serata su Raitre) con il suo “Nemico Pubblico”, che sta per tornare con la seconda stagione. Lo stesso dicasi di “Stand Up Comedy” con i comici di Satiriasi – che sta facendo numeri non da poco su Comedy Central e della quale, anche in questo caso, si sta registrando la seconda stagione. Tu hai avuti numeri discreti con il tuo “Comedy Cooking Show” – e anche in questo caso, correggimi se sbaglio, stai per replicare.

      Dunque non c’è nessuna guerra di posizione da portare avanti. Ognuno faccia ciò che è capace e con le qualità e i contenuti che crede di poter e voler proporre. Ci sono gusti comici diversi e diversificati. Ma vanno conosciuti, prima di sputarci sopra un veleno qualunquista che non serve né a chi lo riceve, né tantomeno a chi lo sputa.

      • Cristian Calabrese dicembre 8, 2014 a 7:48 am #

        Riporto risposta postata su Facebook: Andrea Pilotto mi discosto da te e da tutti quelli che pensano che “non far ridere” sia una forma di comicità anglosassone; il comico deve far ridere punto! Detto questo… caro Andrea Pilotto, il tuo intervento
        mi sembra più scaturito da un fatto personale e da una voglia di
        rivalsa o vendetta (per cosa non so) e non per altro. Ma ti voglio
        dare importanza e dedicarti un po’ del mio prezioso tempo, non lo
        faccio spesso. Di una cosa sola sono sicuro: di quello che faccio e
        ho fatto nella mia città per dare la possibilità a tutti di salire
        su di un palco con qualsiasi forma di comicità con rispetto e
        dedizione, poi non si può piacere a tutti, ma di una cosa vado
        fiero:dico sempre a tutti in faccia quello che penso. Io amo il mio
        lavoro, amo tutte le forme d’arte, soprattutto la Stand Up, e
        rispetto tutti i miei colleghi compreso te. Mi dispiace deluderti ma
        ne so qualcosa anch’io forse avrò passato meno tempo di te su
        Wikipedia e non conosco tutti i nomi di comici americani e inglesi
        non mi interessa e non serve a nulla. Non so cosa tu abbia visto o
        letto, ma alle volte la realtà non è ciò che vedi, in futuro la
        rivelazione ti si porrà davanti e allora si che capirai che la
        sabbia non è acqua; non vuol dire un cazzo ma ho sempre desiderato
        dirlo. Ti ricordo che ti ho fatto esibire davanti a 750 persone
        (Gran Guardia Verona) nonostante tutti (compreso chi adesso beve
        birra assieme a te schiumando bava) mi avessero sconsigliato di
        farlo; se vuoi i nomi te li faccio in privato. lasciami dire che: io
        non inizio mai un mio intervento offendendo colleghi di trasmissioni
        televisive popolari solo perché io faccio un altro genere di
        comicità, lo trovo scorretto e da sfigati. Pensa… io dico la
        stessa cosa che dici tu: la Stand Up non è parolacce e sborra, anzi
        ci sono bravissimi comici che ( come Daniele Raco) appunto, vanno
        alla stragrande e non esasperano nulla. Ma perché non mi spieghi tu
        la differenza tra Stand Up e Monologhista? La mia era solo ironia su
        un argomento che sembra bloccarsi su un’unica discussione (cazzo si
        cazzo no sborra si sborra no) siete voi che insistete su questo
        argomento; leggi tra le righe da un comico mi aspetto questo.Una
        parolaccia ci sta bene nel contesto giusto, ma quando la parolaccia
        diventa il pretesto allora c’è qualche problema di fondo. Non
        generalizzo, mi piace la libertà di espressione ma quello che alle
        volte ho visto mi basta! Io stesso faccio monologhi sulla religione
        e mi censuro quando il pubblico non lo permette, si chiama buonsenso!
        Non mi piace chi sputa sulle “Pupazzate” fatte fino a
        ieri, che sparano a zero e che si sentono superiori, che sputano su
        Zelig e Colorado, fate il vostro lavoro con onestà, c’è posto per
        tutti, a Verona sono contento della realtà Stand Up che si sta
        portando avanti, ho un progetto importante (come produzione) che sta
        per partire ed è in cantiere da 1 anno, quindi come vedi ci credo
        molto anch’io e quando uscirà lo verrai a sapere di sicuro. La
        rivalità e la guerra tra poveri, non la cerco e non la voglio, ma
        non sono io che stacco le locandine dai muri e sparlo dei colleghi,
        ma questa è un’altra storia se volete ne parleremo in privato. Siete
        voi che dite: “ Zelig è finito”, e poi andate a fare il
        laboratorio Zelig a Treviso. Cit.”Ora basta con Zelig, ora solo
        Stand Up”; questa la chiamo ipocrisia! Quindi senti qua: Quindi tu
        vai al Lab di Zelig e Lenny Bruce è stato in galera. Ma perché non
        ti fai sei mesi anche tu dietro le sbarre così magari ti aggiorni
        sui vari tipi di sborra! 🙂 dai è una battuta, stai sereno! Lunga
        vita a te e ai soliti noti. Ma i tuo amici te l’hanno detto che vi ho
        offerto di fare pubblicità alla vostra prima serata durante i miei
        spettacoli che sono sempre pieni di gente? Questa a casa mia si
        chiama collaborazione quella che voi dello Stand Up (Verona) mi pare
        non avete. Aspetto di essere contattato, così finalmente possiamo
        chiarire alcuni aspetti che a chi ci legge non interesserebbero. E
        come diceva Lerry Brentviz …. come, non sai chi è?

        • Il Grezza dicembre 8, 2014 a 8:13 PM #

          Mi sembra che in questa risposta ci siano attacchi diretti che non ho invece visto nel post di Pilotto, oltre a molte imprecisioni e accuse prive di fondamento.

          Cristian, ho cominciato in un laboratorio gestito da te e per anni ho fatto parte di un gruppo cercando di crescere, di prendere e di dare quanto potevo, anche quando evidentemente il mio contributo in termini di qualità e di quantità non era apprezzato o tenuto nel debito conto.

          Ho anche fatto un investimento (di tempo e soldi) quando mi hai chiamato in diverse occasioni a partecipare a serate o progetti non retribuiti, senza mai lamentarmi, ma rendendomi disponibile e sposando di volta in volta la causa. Anche criticando se lo ritenevo necessario.

          Che io sappia nessuno ha mai sparlato di te pubblicamente con persone che già non ti conoscessero e nessuno ha mai messo in discussione le tue capacità di comico e di organizzatore.

          Nessuno che io sappia ha mai staccato le tue locandine in università (guarda te se devo ancora rispondere a ‘ste cose da bambini), dato che ogni volta che sono passato le ho sempre viste al loro posto.

          L’ho detto a tutti che mi avevi dato la disponibilità per fare un salto alle tue serate, ma come ti ho risposto a suo tempo siamo molto presi da diversi progetti, molti di noi stanno fuori Verona e io personalmente non ho davvero il tempo di seguire tutto. In compenso ho parlato del tuo laboratorio anche alla radio universitaria, ma forse nessuno se n’è accorto, mentre mi sono ben accorto del fatto che mi hai tolto l’amicizia da facebook quando mi sono arrivate notizie di frecciatine da parte tua al progetto Comicus, ma non riuscivo a visualizzarle (vogliamo parlare di collaborazione?).

          Quello che faccio (o facciamo) al di fuori del contesto Stand Up (chiamiamo così per convenzione questa nuova onda di monologhisti ) sono cavolacci miei (nostri).
          Se con un progetto nuovo e diverso dal solito voglio andare a fare un laboratorio gestito da alcuni amici, in un contesto rilassato e piacevole, dove vengo coinvolto anche progettualmente, non vedo perché dovrei sentirmi un ipocrita.
          Un musicista è libero di suonare la musica che gli pare dipendentemente dal contesto in cui si trova. Se suoni sempre la stessa roba, dopo un po’ ti annoi.
          Sono scelte. Mi piace fare diverse cose e cerco di farle bene. E le risate che sento e gli apprezzamenti e i consensi in entrambi gli ambiti me lo confermano.

          Se a te certi pezzi non fanno ridere (giuro non capisco da cosa nasca la tua convinzione sui pezzi che non fanno ridere), ma fanno ridere un bel po’ di persone e riescono anche a scuotere un po’ il pensiero comune sulla comicità, credo che le conclusioni possano essere due: o è una questione di gusti (indiscutibili), oppure non li capisci (limite).
          A me come ad altri non fanno ridere molti dei comici presenti in Tv, ma capisco perché possono piacere e quale meccanismo comico sta alla base dei loro pezzi.

          Saverio Raimondo (non vorrei togliergli lo status di protagonista di questa discussione) è un signor comico, un ottimo autore, intelligente e preparato, con una carriera invidiabile (come molti di Satiriasi). Può non piacere, ma affermare, come nell’articolo, che non sia un comico e sia solo volgare e offensivo, denota semplicemente che un bel po’ di gente porta a spasso una notevole ignoranza.
          Prima di uscire per andare a vedere qualcosa in un locale mi informo bene e se so che c’è qualcosa che non è di mio gusto, cambio programma.
          Non è un tipo di proposta adatta a tutti, così come non lo è quella televisiva. Diciamo che quella portata in tv ha un maggiore appeal sul grande numero, ma una buona fetta del pubblico si è stufata di una comicità troppo leggera, come ho avuto modo di notare in diverse occasioni.
          Gli ascolti delle corazzate, il successo di Satiriasi e il numero sempre più alto di visualizzazioni degli spettacoli on-line di comedians americani stanno un po’ a testimoniare questa tendenza.
          Ma non è nemmeno una vera novità.

          Detto questo, a me Raco piace un sacco e non capisco chi afferma che non fa Stand Up. 😀
          Non sono un fondamentalista estremo del monologo provocatorio per forza e mi piacciono anche le cose leggere.
          Però ogni tanto mi piace andare a colpire dove il dente duole e trovo che sia una delle cose fondamentali della comicità e della satira.

          Credo molto nella diversità della proposta (come ho scritto e affermato più volte), così da poter dare al pubblico una scelta, ma anche una varietà di opzioni in base al momento.

          Portare un certo tipo di comicità in una città come Verona non è facile. Se poi qualcuno comincia a remare contro è ancora peggio.
          Vivi e lascia vivere e vedrai che ne trarranno vantaggio tutti.
          Creare invece un clima astioso danneggia l’intera scena.

  3. Daniele Raco dicembre 7, 2014 a 4:08 PM #

    Questa cosa di chi è o non è uno stand up comedian fa molto ridere. quando mi definivo così una quindicina d’anni fa nessuno sapeva cosa fosse uno stand up, mi definivano monologhista. Anni dopo ho scoperto che per la TV monologhista è chiunque stia da solo sul palco indipendentemente da ciò che fa, quindi, per me, era una definizione molto vaga. Ora si inizia a parlare di Stand up comedian e scopro, con un pizzico di disappunto, che non rientro nella categoria (???) eppure ho avuto le mie contestazioni, ho fatto pezzi sul sesso, sulla politica e su qualunque cosa pensavo facesse ridere…insomma ho dei dubbi atroci! Cosa sono? Facciamo così, sono un tizio che da vent’anni e più sale sul palco con un microfono, una luce e la parola, senza travestimenti, senza rete e senza censura, poi chiamatemi un po come cazzo vi pare.

  4. Bisogna continuare dicembre 7, 2014 a 3:02 PM #

    Vi siete dimenticati il grande BENIGNI di cosa parlò ospite dalla CARRA’ a FANTASTICO nel 1991? Un CULT di SUCCESSO rivolto alla POLITICA, e la CARRA’ finì a terra dopo aver cercato di contenere l’interminabile sproloquio SESSUALE dell’attore toscano. Eppure era in prima serata e su RAI UNO!
    Ritengo sia più volgare la comicità di oggi in TV, specie in RAI perchè si paga il canone, dove sono volgari, non parlano in italiano ma ripetono sempre i luoghi comuni specie su Napoli (i napoletani sono vasciaioli, parlano sguaiato, mangiano come porci alle feste, buttano la spazzatura per strada ect), e stanno continuando ancora oggi, perché l’importante è parlare di stupidaggini parlando anche male di una città, ed evitare di fare il vero Cabaret.
    Sull’Articolo si parla di un’unica compagnia di amici che festeggiava il compleanno di uno di loro… Quindi, non è detto che tutti la pensino come questa Comitiva di amici!
    Comunque, ci vuole il CAMBIAMENTO per allontanare questa comicità televisiva di basso livello, fatta di sciocchezze e monologhi che fanno piangere!

  5. Andrea - clerici vagantes dicembre 7, 2014 a 8:44 am #

    Noi facciamo spettacoli irriverenti da sempre, nella nostra nicchia di mercato siamo “quelli bravi ma volgari”, anche senza chiamarci stand up.
    Uh uh, quanti begli aneddoti che avrei da raccontare!
    Però poi il pubblico lo sappiamo gestire, sono anni che mettiamo a disposizione un microfono su asta per chi vuole lamentarsi in diretta. E metterci la faccia, in un dialogo sul palco con noi.
    (gli organizzatori no, con quelli è molto più difficile ragionare, non immaginate quanta censura “subdola” ci sia nelle feste di paese)

    Quindi, la gestione del pubblico, è piena responsabilità dell’artista sul palco.

    PS: sul concetto di irriverenza, occhio a confonderlo con le parolacce; è facile parlare male di religione con gli adulti, o di ripetere “cazzo” all’infinito, ma avete mai detto ad un bambino, in piazza, che Babbo Natale esiste, ma Gesù Bambino no? 😀

  6. Dedio dicembre 7, 2014 a 3:57 am #

    La comicità’ stand up è un tipo di comicità per un certo tipo di pubblico che l’apprezza. In questo caso e’ stato messo l’artista sbagliato nel posto sbagliato. Non vedo dove si il problema. Se tu porti uno che fa satira politica ad una festa di 18 anni che succede? La colpa è del 18 enne che non capisce la satira? La colpa è delle comico che fa satira al posto di barzellette e animazione? O forse semplicemente la colpa è di chi ha chiamato un certo tipo di comico è l’ ha posto davanti ad un certo tipo di pubblico. Lo stand up è una realtà meravigliosa che a mio avviso prenderà piede nei prossimi anni. Però deve essere realizzata nei luoghi giusti e con la giusta preparazione…se no è peggio che meglio. Cazzo!

  7. Con dicembre 7, 2014 a 12:35 am #

    Continuo a dire la mia. Lo “stand up comedy”, così come l’hip hop non fa parte della nostra cultura! Perché forzare per forza?! Saverio Raimondo non sarà mai lenny bruce così come Clementino non sarà mai Eminem. E non per mancanza di qualità, semplicemente perché non siamo pronti! Lenny bruce faceva il cabaret ce tenta ora di fare satiriasi quando in Italia si rideva ancora con ric e Gian!!!

  8. Daniele Raco dicembre 7, 2014 a 12:22 am #

    Ora sapete cosa succederà? Che se un comico farà ridere e basta, senza critiche e rivolte, sarà considerato uno che fa cose facili, nazional popolari, presto ci troveremo con gente sul palco che dirà pompino ogni trenta secondi e la gente che riderà per stare al passo, che tristezza

    • Anonimo dicembre 7, 2014 a 9:43 am #

      Il rischio è proprio quello.

    • Gianni Bardi dicembre 7, 2014 a 11:42 am #

      D’accordo con Daniele. Questa cosa si sta già verificando nella differenza di percezione fra gli addetti ai lavori e il pubblico abituato ad una comicità “accomodata”. Al momento c’è, da parte dei comici, (anche per una fisiologica esigenza di rinnovamento), una rincorsa all’americanizzazione della presenza sul palco, delle tematiche, del lessico provocatorio. Chi non ricerca queste cose in maniera ossessiva, viene già percepito come vecchio, sorpassato. Dall’altra c’è un pubblico abituato ad uno stile consolidato, che fatica ad entrare in un mood atipico per il panorama italiano. Fra poco, per ovvi motivi, si verificherà esattamente ciò che Raco preconizza: comici che cercheranno la provocazione fine sé stessa e pubblico che riderà per sentirsi parte di qualcosa di nuovo.

      • ananasblog dicembre 7, 2014 a 2:40 PM #

        Non si sa, in questo momento sono ancora le “major” a dare le carte della comicità (certo, sempre più deboli rispetto al passato). In questo momento ci sono schiere di comici che studiano da pupazzi e provano cose televisive che piacciano sia agli adulti che ai bambini e che non disturbino nessuna categoria e nessun potente. L’A

    • michele davalli dicembre 9, 2014 a 10:39 am #

      Purtroppo il rischio è quello

  9. Gianluigi Giorgetti dicembre 6, 2014 a 10:24 PM #

    Sono questi comici che non sono preparati adeguatamente al pubblico italiano. Stuzzichi e sei abituato a non avere reazione. Ma se quella volta che la reazione ce l’hai te ne stupisci ce qualcosa che non va: o hai sempre pensato che tutto sommato non dai fastidio (e sinceramente per quel che ho visto e sentito è quasi sempre così) o hai sempre pensato che non sei capace di far arrivare il tuo fastidio al pubblico. Ma allora cosa lo fai a fare?

    • Ciao dicembre 9, 2014 a 10:05 am #

      Ciao a tutti. Credo che Cristian Calabrese abbia ragione. Devo però aggiungere che i monologhi di Daniele Raco, giacobazzi, con tutto il rispetto, siano banalotti, cose trite e ritrite. Montanini è bravo ha testi migliori. Io credo che ci voglia la Giusta misura, fare ridere sempre e comunque, ma uscire un po’ dai luoghi comuni e non essere volgari.

      • Mauro Kelevra dicembre 9, 2014 a 12:19 PM #

        Non esistono temi triti e ri. L’importante è trattarli con originalità. Credevo fosse scontato. Non accostiamo Raco a giacobazzi per piacere…

        • Co dicembre 9, 2014 a 5:44 PM #

          Cosa vorresti dire?

          • Mauro Kelevra dicembre 10, 2014 a 10:50 am #

            che Raco mi piace Giacobazzi no. Con tutto il rispetto per Giacobazzi per carità.

            • Anonimo dicembre 10, 2014 a 7:03 PM #

              Sicuramente Raco ha una penna migliore concordo

              • Giorgio Montanini dicembre 14, 2014 a 7:02 PM #

                Secondo il mio modestissimo e inutile parere, ci sono troppe reazioni uterine per una disquisizione semplice e cristallina come questa.
                La Stand Up Comedy, vuol dire comicità in piedi.
                Tutti i comici fanno comicità in piedi.
                Negli altri paesi però, i comici che emergono, non sono banali e scontati come i nostri.
                Fanno più ridere anche se non satirici.
                Fanno più ridere perché più originali, preparati e con testi migliori dei comici televisivi nostrani.
                La comicità italiana televisiva è quanto di più vicino all’intrattenimento per bambini.
                Satiriasi è un progetto che si discosta da questo tipo di comicità e fa comicità per adulti.
                Se ad una battuta ridono contemporaneamente un adulto e un bambino…il comico ha sbagliato.
                La comicità che faccio e io e il gruppo fondato da Filippo Giardina, usa la volgarità quando serve al testo, non sempre…semplicemente non ci poniamo nessun vincolo.
                Questo mi fa ridere e lo dico.
                E vi assicuro che facciamo ridere, molto.
                Salire sul palco confortando i luoghi comuni del pubblico è una paraculata che in Italia ha avuto vita fin troppo lunga.
                Le cose stanno cambiando…la stand up satirica è arrivata tardi in questo paese, ma è arrivata.
                Ed è solo l’inizio.
                Le due comicità potranno convivere tranquillamente, con pubblici diversi.
                Quindi mettiamoci l’anima in pace, fate le vostre serate e se ogni tanto qualcuno di noi insulta un comico nazional popolare, voi insultate un comico dei nostri.
                La gazzarra ci piace.
                Sempre vostro.

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  1. Saverio Raimondo l’unico trionfatore comico di San Remo? | - febbraio 14, 2015

    […] protagonista di una contestazione al famoso locale Caffeteatro di Verghera di Samarate (storia raccontata qui), da parte di un “compleanno” che magari si aspettava una comicità più festivaliera. […]

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