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Alessio Tagliento: l’utilità dei laboratori

20 Gen
Alessio Tagliento with guitar

Alessio Tagliento with guitar

Alessio Tagliento, autore delle ultime edizioni tv di Zelig (e primo nel sondaggio sul capoprogetto ideale per Colorado), in passato ha difeso le prerogative dei laboratori Zelig anche in polemica con questo blog. Per anni ha gestito lo Zelig lab di Rozzano (Vincenzo Albano, Pippo Sollecito, Corinna Grandi, Alberto Vitale, Kalabrugovic, Pio e Amedeo e altri); quello pugliese (Tony Bonji, Marco e Chicco, Tommy Terrafino e Nicola Calia, vincitore del premio di Martinafranca 2016) quello di Salerno (Chicco Paglionico, Francesco D’Antonio, Vincenzo Comunale, etc.), ha seguito un anno il Lab Artistico in viale Monza e altri indipendenti. Quindi è adatto a dare un punto  di vista alternativo rispetto a quello critico di Ananas esposto già fin troppe volte. Il laboratorio è stato fono a ieri la forma di spettacolo portante del sistema comico, ma adesso cosa succede?

ALESSIO, QUAL E’ L’UTILITA’ O MENO DI UN LABORATORIO?
È una domanda molto limitante, posta in questo modo. L’utilità è molteplice, a patto che il laboratorio abbia le necessarie caratteristiche per poter essere chiamato così. Inizio a fissare il punto più importante: il concetto di Laboratorio, pescato dal significato originale della parola stessa. è un posto dove si lavora. Il lavoro va retribuito. Sempre e comunque. Lo chiede la Costituzione.

NON E’ UN CONTROSENSO METTERE INSIEME “LABORATORI” E “RETRIBUZIONE” VISTO CHE CI SI VA GRATIS?
I laboratori nei quali ritroviamo questa caratteristica, retribuiscono. In forma di “baratto”, di “scambio in natura”. Questo è un concetto sfuggente, ma lo si spiega: se pensiamo che l’artista si esibisce per affinare le idee e i pezzi stessi, allora la sua performance non è al pieno della qualità, anzi, spesso il pezzo comico è in forma embrionale e incompleta. Quindi non ancora retribuibile in denaro, ma sempre di esibizione si parla.

QUAL È QUINDI, SECONDO TE, LA FORMA DI PAGAMENTO CHE AVVIENE?
Semplice quanto prezioso: il lavoro di altri a favore dell’artista stesso. E qui arriva l’utilità dell’autore. Se un artista si esibisce gratuitamente in un laboratorio, in cambio deve ottenere la supervisione, il consiglio e la professionalità di un autore. Il pezzo cresce in concertazione e l’artista non ha perso soldi ed energie inutilmente.

Senza la presenza di un autore, come invece possiamo trovare in tutti i laboratori Zelig o al Circolone di Legnano grazie alla presenza del maestro Piferi, per esempio, il laboratorio tende ad essere fine a se stesso e serve a far guadagnare l’organizzatore.
Purtroppo, in vista di alcune trasmissioni che non hanno luoghi preposti per le prove live, certi laboratori si rendono indispensabili… Trovo onesto il modo in cui persone come Alessio Parenti abbiano tolto il sostantivo Laboratorio al suo Cabarettificio, ripagando gli artisti con un rimborso spese che include anche la cena.
Le critiche portate in tutti questi anni ai laboratori di Zelig si sono poi lentamente spente nel nulla quando i comici, che si consideravano sfruttati, si sono ritrovati in mano un repertorio provato su palchi di eccellenza coadiuvati da consigli di professionisti. Questa è utilità, credo.

CERTO, MA ADESSO, NEL 2017, COL SISTEMA IN CRASH, HANNO ANCORA SENSO? NON SAREBBE MEGLIO ABBANDONARLI DEL TUTTO?
Se fossimo in un ambito sportivo, le palestre hanno ancora senso, nel 2017? Non potremmo invece usare la cyclette a casa? La comicità è empirica, va provata e testata con il pubblico e il pezzo comico deve avere riscontro, confronto, crescita. Chi affronta il pubblico fuori da un laboratorio non può sparare a salve. Deve andare a colpo sicuro. Il colpo sicuro lo si sferra solo dopo aver fatto tanto “sacco” (sono un ex pugile…).
L’abbandono dei laboratori avrebbe due risultanti interessanti… la drastica diminuzione dei comici (e forse così tanto male non farebbe) e la preparazione più teorica e meno pratica degli spettacoli degli artisti. Credo che piuttosto che auspicarne la scomparsa, io mi augurerei una riduzione del numero (sta già accadendo), più cura verso lo spettacolo e gli artisti nella loro identità.
Rispondendo in maniera sintetica: si, hanno ancora senso, ma solo se fatti bene.
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I provini per I REC in LOVE, sitcom “patrocinata” da Ananas Blog

16 Dic

 

dal sito di immagini gratuite Pixabay.com

dal sito di immagini gratuite Pixabay.com

Ananas Blog è sempre attenta alle innovazioni creative, visto che viviamo in un’Italia in cui la creatività comica sta viaggiando da tempo nel suo periodo più oscuro. A tal proposito, l’amministratore di Ananas sta lavorando a un progetto di sitcom dal forte contenuto innovativo. Si tratta di I REC in LOVE, che racconta le vicissitudini di una coppia di giovani videomaker. Ci sono alcune novità di linguaggio che non anticipiamo, sicuri (per il momento) di arrivare per primi anche rispetto agli “ammericani” (sssssh).

Per individuare la coppia di protagonisti con cui verrà girata la pilota, viene messo in atto un “provino online”, con caratteristiche “etiche” e a “chilometro zero”. Perché sottoporre i provinanti a durissime trasferte e a “mezze giornate” in cui se ne starebbero ammucchiati come bestie?  Soprattutto, perché usare i video dei provinanti per implementare format e portali che poco o niente hanno a che fare con il progetto vero e proprio? (vedi certi “Uffici Facce” NDR). Continua a leggere

un documento misterioso e sconvolgente…

17 Gen
lo scottante e infido modello 211

lo scottante e infido modello 211

Quello che rendiamo pubblico qua sopra è un documento maledetto che, come tutti i documenti maledetti e misteriosi (a partire dal Necronomicon) è dotato di proprietà di magia nera che, in questo caso, si attivano tutte le volte che ci troviamo di fronte a uno spettacolo collettivo di comicità (leggi “laboratorio”, “concorso” o “provino” o “provino-laboratorio”). Nella numerologia è detto “Modello 211”.

Un organizzatore, messo di fronte a questo documento ha iniziato a girare le pupille verso l’alto mostrando il bianco delle cornee e ad agitarsi come un indemoniato, tanto che ci sono voluti 6 uomini robusti per tenerlo fermo. La violente frenesia gli è passata solo portando via il 211, solo allora è riuscito a balbettare qualche frase sconnessa: “pro pro, progetto artistico… pa pa palestra… pe pe per crescere…”. Continua a leggere

misteri dei laboratori e del live (la concorrenza interna)

5 Mag

 

colorado-tour-biglietti.jpg

In un post precedente Cristiano Chesi (leggi articolo) aveva parlato della tristezza di chi si sente dire “bravo” ma rimane nell’anonimato. Come scritto più volte su questo blog, è anche vero che in questo periodo così particolare anche i “televisivi” hanno poca visibilità. C’è troppo poco lavoro, e troppi televisivi, infatti i laboratori (in cui si andrebbe con la speranza di fare tv) ne sono pieni.

Per fare un esempio, uno a caso: Ridi’n’ Bergamo (vedi foto su facebook), che sarà il 9 e il 21 maggio al Teatro alle Grazie (viale Giovanni XXIII, n 13): è un trionfo di comici televisivi, quasi tutti di marca Colorado: I Panpers, Gianluca Fubelli (dei Turbolenti), Herbert Cioffi (Chef Olivier), Alex de Santis (spalla di Bazzoni – Gianni Cyano), Raffaele d’Ambrosio + Paolo Casiraghi, Omar Fantini (ex Colorado ora Zelig e un po’ ovunque) + Alessio Parenti e Cristian Calabrese (direttamente da Metropolis), eccetera.

Contemporaneamente, stanno saltando le date del Colorado Tour, che dovrebbe andare nei palazzetti e fare il tutto esaurito (vedi TicketOne) oppure vengono spostate verso spazi minori (per esempio dal Mediolanum Forum di Assago al Teatro della Luna) la causa può essere anche di una programmazione tv assurda: Colorado non solo spostata da lunedì al giovedì per motivi di palinsesto, ma addirittura le puntate registrate a fine 2012, mandate in onda 4 mesi dopo (sempre per motivi di palinsesto).

La cosa più assurda in tutta questa vicenda è che i comici si precipitano gratis a fare dei “Mini Colorado in Tour” (+ Zelig + Metropolis) che costano poco di biglietto (tipo 7 euro), felicissimi di fare concorrenza al lavoro vero e pagato (quindi facendo concorrenza a loro stessi).

Ananas Blog (l’unico servizio pubblico cabarettistico)

i rischi per gli organizzatori…

1 Mar
Recentemente ho riletto la cosiddetta diffida balneare cioè la lettera che Bananas srl ha mandato al blog verso la fine di luglio 201. Nelle 7 pagine, c’è un passaggio che mi è andato un po’ “di traverso”: 

“Per tutte le contestazioni contenute nel blog vale poi evidentemente l’argomento di chiusura per cui Bananas risponde dei comportamenti posti in essere dalla medesima solo quale organizzatore diretto di spettacoli e laboratori in Milano.”

Cosa significa tutto ciò? Sembra la volontà di affermare che le responsabilità sono tutte degli organizzatori locali, qualsiasi “grana” o anche passivo finanziario possa venir fuori. Una sorta di “rischio zero” per la “casa madre”?

La cosa potrebbe avere una certa logica, se non fosse per due piccoli dettagli:

DETTAGLIO NUMERO 1: l’organizzazione degli Zelig Lab è fortemente centralizzata.

DETTAGLIO NUMERO 2: l’organizzazione degli Zelig Lab è abbastanza discutibile (vedi la lunga serie di post sulle liberatorie farlocche).

Per fare un esempio illuminante: nel primo video di Ruben Marosha si vede un’addetta dell’organizzazione locale far firmare liberatorie, dicendo che ciò fa parte degli accordi intercorsi con Zelig. Quelle liberatorie sono state riscritte, rielaborate, ma mantengono le loro stranissime incongruenze.

Ananas Blog ritiene che Banans srl sia totalmente responsabile per tutto ciò che riguarda i laboratori. Non solo perché sono considerati parte integrante del business zelighiano (come scritto nei bilanci societari) o perché lo stesso Amministratore Delegato Roberto Bosatra li definisce una Divisione Ricerca & Sviluppo di Zelig, ma soprattutto perché si tratta di qualcosa di molto centralizzato.

Nello schema seguente ecco allineati i motivi che rendono Bananas srl “al centro di tutto” (fai click sull’immagine per ingrandirla):

R. G. Amministratore di Ananas Blog (l’unico servizio pubblico cabarettistico)

La conquista (e lo spolpamento) della Romagna

7 Gen

La monocultura zelighiana: sfruttamento creativo e impoverimento del territorio…

la Romagna divisa in lotti

Il racconto potrebbe cominciare in molti modi. Per esempio dal finale: l’ultimo Zelig Lab in Romagna (presso il Teatro Supercinema di Santarcangelo) è stato un disastro: economico, di pubblico, artistico e umano, a detta di molti che vi hanno partecipato, su un ambiente già saturo di delusioni e di lavoro gratuito.  Dato il clima, era inutile, inopportuno, eppure è stato fatto lo stesso.

Già nel 2009 al Teatro Tarkovsky di Rimini era stato un mezzo flop…

Ma questo racconto potrebbe iniziare dal periodo in cui la Romagna era vista come la “terra dell’oro” della comicità, quindi i laboratori (il primo fu a Riccione nel 2005) organizzati in questa zona venivano tenuti in grande considerazione. Da qui la necessità di impiantare una “fabbrica forzata di pezzi televisivi”.

In realtà la miniera d’oro romagnola non ha mai funzionato: Paolo Cevoli aveva già fatto il botto, Giacobazzi ha saltato la trafila dei laboratori, Politi (che era già arrivato in tv) non è durato moltissimo, i Le Barnos hanno fatto la prima serata solo per una stagione. Per tutti gli altri qualche Zelig Off d’ordinanza e basta.

La Romagna (nell’ottica bananifera) è in declino da tempo. Nell’ultima stagione sono stati mandati autori “di seconda fascia” (secondo i complottisti questo è un segnale di scarso interessa da parte della direzione artistica).

Ma in precedenza c’era stato comunque la desolante tecnica autorale in cui i pezzi venivano valutati con “fa riderissimo” o “fa cagarissimo” (un metodo molto in uso, pare, tra gli autori Zelig) e la sapiente capacità di distribuire false speranze, tipo andare da un cabarettista a inizio stagione e dirgli “Quest’anno è il tuo anno!”. C’è stata la ripetizione ossessiva del “è televisivo – non è televisivo… è televisivo – non è televisivo…”

L’attenzione si è spostata su zone più “fruttifere” come Genova in cui (ma guarda caso) non esistono più realtà locali forti (una volta dai Cavalli Marci o dai Broncoviz arrivavano dei leader assoluti come Luca e Paolo o Maurizio Crozza), adesso si producono pezzi tv per i “colonizzatori milanesi”. I segnali di ipersfruttamento genovese (anteprima del declino)  ci sono già tutti (ma si registrano tentativi indipendenti come Belo Horizonte – Copernico).

Si potrebbe raccontare cosa nasce dalle macerie. Ovviamente dopo 6/7 anni di Zelig non esiste più una realtà locale emergente (guarda caso! Oh ma che strano!). Però tra le pieghe dello sfruttamento zelighiano qualche professionalità è cresciuta, si è creata qualche forma aggregativa, un po’ si è sperimentato.

Questi sono comunque i frutti della monocoltura zelighista. Che cos’è la monocoltura? E’ la politica che le multinazionali statunitensi impiantavano nelle cosiddette “repubbliche delle banane” (a volte il destino dei nomi!): un solo tipo di frutta coltivata, saldamente in mano a pochi possidenti USA, impoverimento del territorio e miseria della popolazione locale.

La Romagna, mentre si illudeva di essere la favorita, ha vissuto il solito schifo: l’alternanza di speranze e mazzate (indotte artificialmente); Love Bombing in cui un comico era portato in palmo di mano e, subito dopo, veniva riprecipitato in basso, ma con l’offerta di fare ancora laboratori all’infinito (poi hanno aperto anche a Bologna e alcuni sono stati “dirottati” anche lì, col cosiddetto fenomeno del nomadismo).

In tutto questo Zelig può contare su due formidabili casse di compensazione: 1) i cabarettisti abituati a qualsiasi angheria che tacciono, ingoiano il rospo e continuano a tornare, 2) gli organizzatori che si assumono tutti gli “effetti collaterali”.

L’organizzatore del laboratorio di Santarcangelo che, pare, abbia subito ingenti perdite, contattato via mail per un’intervista non ha dato risposta.  Ma la bancarotta non è stata solo finanziaria, pure creativa e umana.

Per fortuna si è iniziato a discutere pubblicamente di queste cose grazie ad Ananas Blog, ma questa è storia recente (prima era il Medio Evo).

Ananas Blog (è un lavoro pulito, ma qualcuno lo deve fare)

 

Alla ricerca dello sketch perduto…

9 Dic
Marcel Proust

Sto raccogliendo, direttamente dagli interessati, i motivi per cui uno va a un “laboratorio televisivo” pur avendo intuito che si tratta di una bufala o quasi, pur sapendo che è diventato un terno al lotto con pochissime possibilità di vincita.

Nell’elenco c’è un po’ di tutto. E’ impossibile sapere se si tratti di motivi veri o di giustificazioni per non ammettere di essere stati in qualche modo raggirati.

Però leggendo Alla Ricerca del Tempo Perduto (nel primo volume, “Dalla parte di Swann”) mi sono imbattuto in una citazione che potrebbe rappresentare bene lo stato esistenziale di qualcuno loro:
 
“Sei un’acqua informe che scorre secondo il pendio che le si offre, un pesce senza memoria e senza capacità di riflettere che, fin quando vivrà nell’acquario, urterà cento volte al giorno contro il vetro, continuando a scambiarlo per acqua.”
 
Qui bisogna inchinarsi al grande scrittore. Sono parole che Swann rivolge a Odette de Crécy, nel periodo in cui il suo amore per lei sta diventando “non operabile”.
Però l’immagine del pesce che continua a sbattere contro le pareti dell’acquario è terribilmente efficace.
Poi ognuno può continuare a dire “questa è acqua” oppure “questo è vetro”.
 
Roberto Gavelli, Amministratore di Ananas Blog (è un lavoro pulito, ma qualcuno lo deve fare)
 

una proposta di Ananas Blog

30 Ott

Rispondiamo immediatamente a un commento degno di nota, fatto da Cesare Vodani (capo progetto di Colorado), su temi che non possiamo ignorare. Cesare, dopo aver difeso il lavoro autorale dietro le quinte ci chiede (sostanzialmente) di fare proposte concrete, di entrare nel merito delle questioni.

Ora, c’è una proposta che secondo noi sarebbe la prima da portare avanti. Ne avevamo già accennato nel post La soluzione perfetta dei rimborsi spese. Ma merita un approfondimento. Ora vediamo come articolare la cosa:

1) diminuire drasticamente il numero dei laboratori Zelig e Colorado. Diciamo poi che i punti successivi, se applicati, porterebbero automaticamente alla loro diminuzione.

2) riconoscere  un rimborso spese a chi partecipa ai laboratori Zelig e Colorado finalizzati alla trasmissione (vedi nel post sopraccitato i vantaggi che la cosa determinerebbe).

3) mettere in regola chi partecipa a un laboratorio Zelig o Colorado riconoscendo che partecipano a un’attività finalizzata a un business importante (vedi link). Questo significherebbbe uscire dall’illegalità (o dal vuoto giuridico), mettendo in atto anche la copertura Enpals oppure la formula “cessione diritti” che non comporterebbe la copertura Enpals (o altra formula studiata a hoc).

4) dare un luogo e una professionalità (che sia reciproca tra produzione e comici) al lavoro dei laboratori, in modo che sia chiaro che tipo di lavoro si fa e per chi si fa e che c’è comunque un fine di lucro (non indifferente) da parte di chi organizza.

Queste proposte potrebbero portare a un incremento della qualità, a una diminuzione delle tensioni, all’eliminazione di sacche di sfruttamento.

Naturalmente partiamo dalla diagnosi che l’alluvione di lavoro gratuito sia il “tumore” che sta uccidendo la comicità in Italia.

La Redazione di Ananas Blog

l’enigma Friggione

29 Ott
Francesco Friggione

Aggiornamento articolo (ore 17.40): Francesco Friggione ha tenuto a farci sapere di non aver in nessun modo ispirato questo articolo e di non condividerne i contenuti polemici. Confermiamo la cosa: è un’iniziativa del blog e basta. Inoltre ci ha suggerito alcune modifiche che accogliamo al volo.

Francesco Friggione è uno dei personaggi più popolari e simpatici del mondo del cabaret. I suoi personaggi del Gigolò e del Bamboccione sono migliorati nel corso degli anni, con delle buone prestazioni sia dal vivo, che nei laboratori, che nei concorsi. Diciamolo: nell’ultima edizione di Zelig Off si è visto di peggio!

Francesco Friggione si è messo in gioco nel tentativo di raggiungere la consacrazione televisiva. Negli ultimi anni è stato in fibrillazione perché sembrava avesse raggiunto il passaggio a Zelig Off. Dopo l’ultima esclusione sta continuando a frequentare i laboratori Zelig.

IL CASTELLO DEL SILENZIO

Bananas, l’agenzia che gestisce il marchio Zelig, avrebbe il potere di dare risposte definitive a Friggione (quali progetti hanno su di lui, cosa manca per finire in tv). Le risposte ovviamente andrebbero date da chi decide veramente.  sarebbe onesto, sarebbe doversoso, sarebbe giusto. 5/6 anni non sono sufficienti per farsi un’idea? Siete lenti? Oppure fa comodo mantenere il mistero?

Ma Bananas ha basato la sua politica sul silenzio e sul mistero. Per esempio sta tacendo su un caso imbarazzante come quello di Matteo Marini (vedi link) anche se è passata più di una settimana.

Difficile ricostruire la dinamica attraverso cui Friggione negli ultimi anni aveva raggiunto più volte la certezza di fare la trasmissione, o la quasi certezza. Sembrerebbe la solita vecchia tattica zelighiana di non dare mai risposte definitive, cosa che il blog ha sottoilineato più volte.

Difficile fare un bilancio del lavoro fatto su di lui in tanti anni di laboratorio Zelig. Perché non è stato portato a livello di diventare televisivo? 5/6 anni non bastano? Eppure l’impegno (esemplare) ce l’ha messo.

NON PARLATE BENE!

Friggione, interpellato sull’iniziativa di scrivere questo articolo, pur elogiativo, ha dato parere negativo. L’abbiamo scritto comunque perché  riflette la nostra opinione che sia arrivato il momento che francesco faccia televisione. E’ assurdo temere un articolo che parli bene di te. Siamo convinti, al contrario, che sia arrivato il momento di non nascondersi più, di fare domande, di ottenere risposte.

La redazione di Ananas Bolg

 

Viaggi, traffico, soldi, laboratori e rimborsi

21 Ott

Stare ore in coda è a proprio carico

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