Di Roberto Gavelli
La crisi greca ha messo in evidenzale figure di alcuni economisti molto critici sull’euro. La moneta unica sarebbe una “gabbia” che produce alla fine austerità, recessione, perdita dei diritti dei lavoratori, abbassamento dei salari, deflazione e crescita del debito pubblico. Per approfondimenti si può leggere il blog di Alberto Bagnai, Goofynomics. Non parlando qui di economia, ma di comicità, torniamo a concentrarci sulle vicende del nostro mondo, il quale ha subito una profonda recessione che ne ha depresso la vitalità (e il fatturato) rendendolo un prodotto che, tra l’altro, non è appetibile all’estero, quindi inesportabile.
Se l’Euro (secondo i critici) è la camicia di forza per la nostra economia, quale sarebbe stata la “gabbia” che ha depresso l’economia comica? I lettori più attenti del blog avranno già indovinato (bravi): le false liberatorie. Dal mio punto di vista sono il fattore principale del declino di Zelig, che da allora ha iniziato a “precipitare”, tirandosi dietro l’intero ambiente, quando avrebbe potuto “salvarsi” con poche mosse razionali. Fu deciso di tenere un’anomalia così macroscopica. Roba da matti!
Approfondimenti sul tema sono contenuti nella categorie Reportage Video dietro le quinte dei laboratori Zelig e La presunta scuola di recitazione. Partiamo dalla base con una serie di FAQ:
A COSA SERVIVANO LE FALSE LIBERATORIE? Tecnicamente a due cose: A) evitare che nei laboratori Zelig venisse pagata l’Enpals a chi saliva sul palco, B) evitare che nei laboratori Zelig la Siae venisse corrisposta ai legittimi proprietari. Ricordiamo che i laboratori Zelig sono degli show live con pubblico pagante e che, negli “anni d’oro” producevano 25.000 ore di lavoro gratuito per circa 180 serate l’anno e quasi 3.000 sketch prodotti “a fondo perduto”. Queste cose sono state scritte nel maggio 2010 (leggi qui). Adesso su Facebook c’è stata una riscoperta della cosa, ma solo dopo che il leone Zelig è diventato innocuo. Continua a leggere