
Oltre al muro c’è di più?
La battuta viene spontanea: se la scenografia classica della stand up comedy è il muro di mattoni, gli americani sono già al cartongesso. Tutto ciò significa che dall’estero non dovremmo esportare solo gli aspetti più superficiali (il muro di mattoni, le serate open mic, in cui si alterna sul palco un certo numero di comici), ma anche quelli più produttivi e creativi. I primi sono facili da mettere in piedi, i secondi molto meno, su questi siamo ai limiti dell’impossibile. Il tema è stato trattato anche nel post Il futuro della stand up comedy italiana. C’è indubbiamente una fioritura relativa alla stand up comedy, come evidenziato anche dall’intervista a Filippo Giardina.
LA MALEDIZIONE COMICA ITALIANA consiste semplicemente nel “parassitismo”: mettere tanta gente a produrre idee, nel modo più ampio possibile. Poi scegliere il meglio, metterci il cappello sopra, cavalcare gli eventuali fenomeni che ne siano venuti fuori, spremerli fino all’ultima goccia. Il laboratorio (televisivo) di cabaret per come l’abbiamo conosciuto negli ultimi 10 anni era alla base di questo metodo. Da cui occorre uscire. Per esempio Zelig, esiliata da Mediaset, espropriata da Sky di Bisio (vedi qui) potrebbe uscirne producendo idee originali oppure tentare di uscirne mettendo in piedi il solito ciclo parassitario (porta idee, sketch, monologhi, non ti diciamo per cosa, ma tu intanto sbattiti). Continua a leggere