Il lato oscuro di Zelig: cattiveria o necessità di management?

16 Nov

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Zelig festeggia 20 anni di tv e questo blog celebrerà l’evento a modo suo raccontandone gli aspetti più oscuri e controversi. Per proseguire occorre aver letto l’articolo: I comici trattati come bambini (quando cominciò tutto) in cui si precisa che: Cosa significa trattare i comici come bambini? Significa nascondere delle informazioni, tenerli all’oscuro, a volte mentire apertamente allo scopo di ottenere qualcosa da loro. Questo concetto è importante per cercare di comprendere a pieno l’aspetto “nero” dell’allegra banda di viale Monza 140, Milano. (NOTA: questo post ha contenuti che potrebbero risultare deprimenti. In effetti, lo sono).

Un fulmine a ciel sereno – il 19 maggio 2010, totalmente inaspettato, nasceva Ananas Blog, che esordiva con un articolo intitolato: “2005/2006 una stagione terribile” (leggi qui il post) primo della serie dal tema: “Zelig, la creazione  artificiale dell’ansia”. Era imperniato sull’episodio della copertina di Sorrisi & Canzoni TV che era stata dedicata ai nuovi comici Zelig Off (allora su Canale 5 e rampa di lancio per il Circus, quindi per il grande successo). Una parte di questi comici non fecero la trasmissione però furono lasciati “macerare” fino all’ultimo nell’attesa. Nel post si osservava in modo profetico che:

L’ansia è una forma di sottomissione: più uno sta male, più tenterà di alleviare il dolore gettandosi sul prossimo provino, sul prossimo laboratorio, sperando di trovare sollievo al male, alla frustrazione, alla disperazione. Questo crea una grande riserva di manodopera gratuita da cui attingere quando serve, un monopolio di “alberi da frutto” su cui allungare la mano solo quando c’è qualche frutto succoso che è maturato, ma che poi lascia marcire tutti gli altri sui rami.

Da allora questo metodo si è espanso e, mentre l’impero Zelig andava verso un lento declino, veniva adottato  anche da altre realtà comiche.  I progenitori sono indubbiamente Gino e Michele (i leader di Zelig) a cui il blog riconosce il merito di un’invenzione  che è così funzionale da poter essere usata anche altrove senza l’intervento di chi l’ha creata. Il metodo, da un lato, ha delle caratteristiche che assomigliano a quelle di altre attività produttive (per esempio:  i talent) e, dall’altro, possiede delle peculiarità uniche e originali.

Caratteristica principale, il dolore non necessarioun semplice talent musicale può trattare i provinanti in modo criticabile, per esempio può trattarli come “zimbelli” e mandarli in video in modo che risultino abbastanza ridicoli. Questo però è limitato alla necessità dello show, a creare un momento divertente (non è corretto, per carità, ma poi la cosa finisce lì). Difficile, inoltre, che chi è scartato possa tornare di nuovo. Nel caso succeda, sarà sempre nell’ordine di alcune volte e basta. Tutto ciò, anche la creazione di qualche “vittima”, ha un solo obiettivo: la riuscita del programma.

La differenza col mondo di Zelig sta tutta qui: ai comici Zelig venivano somministrate dosi di dolore e sofferenza inutili, inutili poiché non servivano a migliorare lo show, piuttosto sembravano inflitte senza uno scopo pratico. Questo è il cuore del lato in ombra di Zelig, la sua parte più spiacevole. Facciamo un breve elenco di tecniche che hanno indotto sofferenza emotiva non necessaria e che, nel corso degli anni, sono diventate “pratica comune”:

  • Dire a qualcuno “il prossimo anno è il tuo anno” o, in vari modi, fargli capire che stanno puntando su di lui, pur sapendo che ciò non è vero (prepara 10 pezzi da 3 minuti, dai).
  • Convocare comici sgraditi o che non hanno possibilità di andare in TV, ma lasciando loro l’illusione che siano graditi e che abbiano delle possibilità.
  • Non dire a chi era stato scartato che era stato scartato.
  • Far capire a chi era stato scartato che c’è subito un’altra possibilità, poi un’altra, poi un’altra ancora (tutto ciò per un lungo periodo, fino ad arrivare a un decennio e oltre).
  • Far tornare chi è già andato in TV allo “status di provinante” che deve ricominciare tutto da capo.
  • Affidare le risposte a chi è stato tenuto all’oscuro delle risposte (per esempio gli autori, quando la decisione è in mano ai “capi supremi”).
  • Eccetera, eccetera.

Il metodo Zelig sembrerebbe l’opposto di quello che, nella stessa Milano, fu messo in atto da Enzo Jannacci (amicizia, sincerità, talento, creatività, attenzione ed empatia verso i più deboli).  Il metodo Zelig contiene caratteristiche che sfiorano più volte la cattiveria pura e semplice. Tutto ciò  nasce da necessità manageriali? Ha una sua razionalità e funzionalità?  La risposta ovvia è NO. Facciamo un esempio: Made in Sud è arrivata al successo televisivo (e quindi anche live) insistendo su un cast fisso con minime rotazioni e turn over (qualche casting eccessivo, ma nulla di grave). Persino in un talent come Il Boss dei Comici, la squadra di Made in Sud ha coinvolto artisti che, fin dal principio, sapevano: A) quante puntate avrebbero fatto B) quanti soldi avrebbero preso.

Funzionalità inversa – L’effetto è facile da capire: un comico sottoposto a stress e ansia, a lungo andare, smetterà di far ridere o vedrà, comunque, un calo delle proprie performance. Allo stesso modo, un comico cui vengono sottratte (dalla direzione artistica) le informazioni su come svolgere il proprio lavoro, alla fine renderà sempre di meno. E’ quello che è successo a Zelig? Sì. L’infliggere sofferenze emotive senza motivo è tra i fattori che hanno fatto collassare e poi ridimensionare l’intera struttura. Succederebbe la stessa cosa a qualsiasi altra attività. Se fate qualche ricerca, scoprirete che un’importante fetta della consulenza aziendale si indirizza all’importanza sia dei feed-back interni che della comunicazione tra dirigenti e collaboratori.

Inevitabilità: il lato oscuro di Zelig era evitabile? Sì, anzi, era evitabilissimo. Per un semplice motivo: fin dalla nascita del fenomeno televisivo, i comici era ben disposti a darsi da fare per entrare nel gruppo. Non c’era assolutamente bisogno di tenerli all’oscuro per manipolarli o per renderli pronti e attivi. Erano già preparati a “guadare la Martesana”. Ciò avrebbe prodotto quel dolore che è insito in chi aspira a un successo che, il più delle volte, non riuscirà a ottenere.  Ma avrebbe evitato tutta la parte di dolore aggiunto.

Stronzi o qualcos’altro? La cattiveria (quella inutile) zelighiana è stata sublimata o drammatizzata in un termine: “Stronzo”, parola che ai piani alti è sempre stata pronunciata con un certo compiacimento. Ne era consapevole anche chi guardava la scena dall’esterno, perfino 20 anni fa: l’ambiente era poco empatico, c’era poco calore umano, quando andavi là a volte ti trattavano un po’ come se ti disprezzassero. Però il termine ha qualcosa di goliardico che ispira quasi simpatia, vedi per esempio l’aforisma di Alberto Arbasino sui “soliti stronzi”.

E se ci fosse altro? Non una sana stronzaggine, ma cattiveria umana, frustrazione, odio verso il prossimo? Forse, alla luce di quanto è successo, è possibile che ci fosse altro…

(vai alla seconda e ultima parte)

 

Ananas Blog

21 Risposte to “Il lato oscuro di Zelig: cattiveria o necessità di management?”

  1. Claudio Masiero novembre 17, 2016 a 1:38 PM #

    Questo mio l”ho pubblicata su Facebook il giorno domenica 17 aprile 2011 alle ore 21.52.
    Riguarda un fatto a me accaduto, non ha niente a che fare con Zelig, ma persone che scartate da Zelig in quegli anni ed avendo in mano situazioni autorali e laboratori si comportavano nei confronti di alcuni.

    Anni fa vi era una, come ora credo, una corrente di pensiero che indicava coloro che NON facevano gli artisti a tempo pieno dei reietti. Al punto di non tenerli in considerazione come altri per eventuali serate, perché guadagnando già in un impiego diurno portavano via contratti a chi AVEVA SCELTO la VIA DELL’ARTE.
    Mi permetto di dire questo, in quanto me lo sono sempre sentito rinfacciare da molti (potrei fare i nomi ma evito in quanto personaggi di poco conto), mi sentii dire “Masiero a te vengono date poche serate in quanto hai già un’attività e quindi non pretendere di più”.
    Qualche tempo dopo espressi il mio desiderio di allontanarmi dal cabaret, la stessa persona mi disse”Claudio tu non dovresti mollare, sei un talentuoso e spesso se non ci fossi stato tu le serate sarebbero andate male”, aggiungendo ed ometto il nome “Ad esempio lei,che lo fa come mestiere per farla smettere non le stiamo dando serate in quanto non fa ridere e sarebbe meglio farglielo capire!”

    Ora, da un discorso del genere emergono SOLO dei fattori.
    TALENTUOSI e SCARSI vengono trattati allo stesso modo…molto probabilmente in mezzo è riservato ai MEDIOCRI ?
    Claudio Masiero

  2. Basterebbe novembre 16, 2016 a 6:00 PM #

    Basterebbe capire che non si e’ bravi abbastanza! La colpa principale e’ di chi non si rende conto che non fa ridere! Ma poi penso a Giardina che e’ convinto di essere un fenomeno e allora capisco che tutto il mio ragionamento e’ inutile!

    • ananasblog novembre 16, 2016 a 6:23 PM #

      Gli stai portando fortuna, l’hanno “promosso” in prima serata 😉
      http://www.davidemaggio.it/archives/139579/sbandati-guadagna-laccess-prime-time-di-rai-2#more-139579

      • Anonimo novembre 16, 2016 a 7:24 PM #

        Gigi e Ross! I presentatori sono Gigi e Ross! Giardina voleva fare quello che riempiva i teatri! Ora fa l’autore! E’ un classico! Chi non sa fare ,insegna!

        • Sincero novembre 17, 2016 a 10:23 am #

          Insegnare lo può fare solo chi conosce bene una materia e Giardina può anche insegnare, oltre ad essere un bravissimo autore tanto da promuovere il suo programma con una striscia alle 21,00. Se tutto è merito di Gigi e Ross (bravissimi in tutto quello che fanno tanto che lavorano con un contratto direttamente per la RAI) per Anonimo allora Made in Sud senza di loro farà flop e lo speriamo tutti! Speriamo bene così si decideranno a sostituirlo con un vero varietà ed un nuovo Format come “A casa di Mika” con una Virginia Raffaele strepitosa, comica professionista e bravissima, a dimostrazione che la media degli ascolti su RAI2 stavano calando solo per i programmi di varità scadenti e non perché c’è la concorrenza di altre reti. A casa di Mika ha avuto la concorrenza di altre rete e di una partita su RAI1 di Italia-Germania eppure ha fatto ascolti che non si vedevano su RAI2 da anni! Questo è un vero varietà con veri professionisti dello spettacolo!! Mika è una persona semplice e di cultura, divertente e serio quando occorre, bravissimo cantante e showman, che fa da traduttore e coinvolge nel suo programma anche i ragazzi della Sanità. Bellissimo rivedere Renzo Arbore e risentire la sigla di uno dei suoi tanti programmi di successo, ect ect. Finalmente! Speriamo che la RAI continui su questa strada e abbandoni le cose trite e ritrite di bassa qualità.

          • Mi novembre 17, 2016 a 12:34 PM #

            Minchia se sei cosi’ pesante anche nella vita ,sei condannato alla Solitudine cazzo!

            • Sincero novembre 17, 2016 a 1:13 PM #

              La Sincerità fa tanto male…. Vedetevi il VERO Varietà su RAI2 “A casa di Mika” e vi renderete conto, chi fa parte ancora di questi programmi preistorici e terra terra (Zelig, Colorado e Made in Sud), l’abisso che separa i veri professionisti del varietà Televisivo, che prima in RAI era normale mandare in onda, da quelli che propongono cose banali e ridicole adatte, forse nemmeno, alla tv per ragazzini ed ai villaggi turistici di terz’ordine, ma mi raccomando di non dire tante parolacce come ha scritto Mi “… Minchia …cazzo!…”
              Adiòs!

    • Undubbio novembre 17, 2016 a 12:26 PM #

      non confonderti anche tu, qui si parla del sistema zelig. Poi d’accordo.

  3. Claudio Masiero novembre 16, 2016 a 3:56 PM #

    Ma il tutto non era caduto in prescrizione?

    • ananasblog novembre 16, 2016 a 4:08 PM #

      infatti, c’è la giusta distanza per raccontare senza malanimo, a bocce ferme, così come si guarda alle cose passate, come matite colorate ritrovate in una vecchia scatola che aprono l’album dei ricordi. Poi c’è il revival di Eccezionale Veramente che ci ricorda oggi cosa siamo stati… L’A

      • Claudio Masiero novembre 16, 2016 a 7:37 PM #

        Periodo di cambiamento storico. Zelig da trasmissione nordica, cerca la conquista della nazione.

  4. paolo casella novembre 16, 2016 a 2:44 PM #

    quella cosa della copertina di sorrisi e canzoni tv me la ricordo anch’io. se non ricordo male, dalla foto alla trasmissione scomparve chiocchi. ti viene in mente qualcun altro, perchè tu parli di una vera e propria strage: da 30 nella foto a 15 in tutto. io me la ricordo diversamente.

    a parte questo non sarebbe male cominciare a fare riferimento a situazioni concrete invece di citare sempre casi generali. anche perchè i casi generali sono un po’ troppo generici, secondo me. riprendo il post…

    “…pratiche comuni:

    – Dire a qualcuno “il prossimo anno è il tuo anno” o, in vari modi, fargli capire che stanno puntando su di lui, pur sapendo che ciò non è vero (prepara 10 pezzi da 3 minuti, dai).

    a chi stai pensando? anche perchè per mia memoria di spettatore, a parte qualche schiaffo, non ci sono pezzi da 3 minuti

    – Convocare comici sgraditi o che non hanno possibilità di andare in TV, ma lasciando loro l’illusione che siano graditi e che abbiano delle possibilità.

    ad esempio? quali sono i comici sgraditi che sono stati convocati?

    – Non dire a chi era stato scartato che era stato scartato.

    ad esempio a chi?

    – Far capire a chi era stato scartato che c’è subito un’altra possibilità, poi un’altra, poi un’altra ancora (tutto ciò per un lungo periodo, fino ad arrivare a un decennio e oltre).

    ad esempio? e anche qui, non funzionerà al contrario che ci sono comici che tornano per un decennio a chiedere di poter fare zelig? in fondo, lo scrivi tu, gli stessi comici vanno a fare i provini di tutto quello che si muove

    – Far tornare chi è già andato in TV allo “status di provinante” che deve ricominciare tutto da capo.

    ad esempio, sai di chi è stato convocato per fare un provino a zelig? e per convocato intendo che non abbia chiesto lui di fare un provino

    – Affidare le risposte a chi è stato tenuto all’oscuro delle risposte (per esempio gli autori, quando la decisione è in mano ai “capi supremi”).”

    anche qui, puoi fare i nomi, se non altro per evitare che ingenui comici ripetano gli errori di altri?

    rileggendo il tuo blog, spesso si parla di cose che sembrano molto concrete ma alla resa dei fatti non c’è mai nulla. poi, quando si tocca con mano, ci sono molte inesattezze. ad esempio, in mille post parli di 30 comici a sera e di serate che finiscono alle due di notte. le poche volte che sono stato a vedere non è mai successo. sta a vedere che sono sfortunato?scherzo, ma mi piacerebbe che mi rispondessi. ciao

    • ananasblog novembre 16, 2016 a 3:21 PM #

      Okay, prendiamo questo commento come una simpatica trollata. E UNA. Te ne concedo altre DUE e basta. Ma dico, come si fa a negare quella che è stata la caratteristica principale del metodo zelighiano? Se ti dico che c’è stata l’alluvione nel Polesine, vuoi i nomi di tutti gli alluvionati? Visto che hai fatto parte del sistema, non ti sei mai accorto di nulla? Oppure la negazione è un modo per nascondere le proprie responsabilità? L’A

      >le poche volte che sono stato a vedere non è mai successo.
      Cioè, ti ricordi di Chiocchi e di Zelig Off 2004/2005 e poi dici di aver visto poche serate? Io credo che uno così scemotto da pensare che qualcuno creda alla favoletta di quello che non conosce l’ambiente (come hai cercato di “venderti” con quella frase) non meriti neanche una risposta.

      • Undubbio novembre 16, 2016 a 6:21 PM #

        Spezzo una lancia in favore dell’A. (e se vedete alcuni miei post precedenti, l’ho anche attaccato) Perchè in questo caso ha ragione. Io il tritacarneligh lo conosco: mi fu detto e ho vissuto tutto quello descritto e sarebbe solidale che anche altri confermassero: “Questo è il tuo anno” gli autori lo dicevano anche a qualsiasi barista femmina di viale Monza, I “Ti faremo sapere” piovevano come diluvio e dopo due volte si capiva che a decidere se mandarti avanti, era una divinità che camminava a piedi nudi sulle lingue. Per cui, caro il mio paolo casella, guardati allo specchio e abbassati gli occhi.

        • Claudio Masiero novembre 16, 2016 a 7:40 PM #

          Appena prima dell’idroscalo era ancora una terra coltivabile e appetibile, poi ….

      • paolo casella novembre 16, 2016 a 9:07 PM #

        no, non conosco l’ambiente nel senso di ‘visto che hai fatto parte del sistema’, ma se sono a milano vado volentieri a zelig e mi è capitato di vedere dei provini.

        per chiocchi, basta controllare su google, per le serate a zelig bisogna andare a milano, e non ci vado apposta 🙂 quello che è successo a chiocchi non è bello, però può capitare. però se dici che è sistematico, che su 30 nella foto, 15 non hanno fatto zelig, allora poi ci va di dimostrarlo.

        ti direi anche che potrei anche essere dio in persona, il massimo esperto di cabaret del mondo, ma non è il punto. il punto è che tu fai delle affermazioni come se fossero ‘fatti’ e invece sono opinioni. se fossero fatti ci sarebbero nomi, date, luoghi.

        infine, non mi interessano i nomi degli alluvionati, ma se scrivi che ci sono comici invitati ‘per dispetto’ e altri presi in giro per 10 anni, almeno un paio di esempi non fanno male. anche perchè in altri post scrivi che i comici vanno a tutti i provini a disposizione, con o senza invito. che sia vero il contrario, cioè, che i famigerati autori devono subire comici di cui farebbero volentieri a meno?

        • ananasblog novembre 16, 2016 a 10:13 PM #

          E due… Ti resta l’ultima trollata… Però c’è la sezione “testimonianze critiche…” Lì qualche esempio paradigmatico lo trovi. C’è ne è uno diviso addiruttura in tre parti, con screenshot sms, eccetera.
          >no, non conosco l’ambiente
          Ma perché mentire in questo modo…?

        • Undubbio novembre 17, 2016 a 12:19 PM #

          fai evidentemente finta di non capire: se ti suonano sotto casa per venderti le scope, e tu non vuoi una scopa, dici “no, non scopo, grazie” e quello (forse) non viene più; ma se dici: “oggi no, ma può darsi che una scopa domani mi serva, perchè è l’anno delle scope” allora quello che vende le scope, domani torna a suonare il campanello. E’ colpa del venditore di scope o dello scopatore? Alla fine fatti un’idea di chi viene scopato.

          • Undubbio novembre 17, 2016 a 12:20 PM #

            era indirizzato a Paolo Casella

          • ananasblog novembre 17, 2016 a 12:43 PM #

            Bravo hai fatto un buon esempio. L’A

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  1. Il lato oscuro di Zelig: le “vittime” | - novembre 29, 2016

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